mercoledì 9 luglio 2014

I fiori


Non so perchè quella sera, 
fossero i troppi profumi del banchetto... 
irrequietezza della primavera... 
un' indefinita pesantezza 
mi gravava sul petto, 
un vuoto infinito mi sentivo nel cuore... 
ero stanco, avvilito, di malumore. 
Non so perchè, io non avea mangiato, 
e pure sentendomi sazio come un re 
digiuno ero come un mendico, 
chi sa perchè? 
Non avvevo preso parte 
alle allegre risate, 
ai parlar consueti 
degli amici gai o lieti, 
tutto m' era sembrato sconcio, 
tutto m' era parso osceno, 
non per un senso vano di moralità, 
che in me non c' è, 
e nessuno s' era curato di me, 
chi sa... 
O la sconcezza era in me... 
o c'era l' ultimo avanzo della purità. 
M' era, chi sa perchè, 
sembrata quella sera 
terribilmente pesa 
la gamba 
che la buona vicina di destra 
teneva sulla mia 
fino dalla minestra. 
E in fondo... 
non era che una vecchia usanza, 
vecchia quanto il mondo. 
La vicina di sinistra, 
chi sa perchè, 
non mi aveva assestato che un colpetto 
alla fine del pranzo, al caffè; 
e ficcatomi in bocca mezzo confetto 
s'era voltata in là, 
quasi volendo dire: 
"ah!, ci sei anche te". 

Quando tutti si furno alzati, 
e si furono sparpagliati 
negli angoli, pei vani delle finestre, 
sui divani 
di qualche romito salottino, 
io, non visto, scivolai nel giardino 
per prendere un po' d' aria. 
E subito mi parve d' essere liberato, 

la freschezza dell' aria 
irruppe nel mio petto 
risolutamente, 
e il mio petto si sentì sollevato 
dalla vaga e ignota pena 
dopo i molti profumi della cena. 
Bella sera luminosa! 
Fresca, di primavera. 
Pura e serena. 
Milioni di stelle 
sembravano sorridere amorose 
dal firmamento 
quasi un' immane cupola d' argento. 
Come mi sentivo contento! 
Ampie, robuste piante 
dall' ombre generose, 
sotto voi passeggiare, 
sotto la vostra sana protezione 
obliare, 
ritrovare i nostri pensieri più cari, 
sognare casti ideali, 
sperare, sperare, 
dimenticare tutti i mali del mondo, 
degli uomini, 
peccati e debolezze, miserie, viltà, 
tutte le nefandezze; 
tra voi fiori sorridere, 
tra i vostri profumi soavi, 
angelica carezza di frescura, 
esseri pura della natura. 
Oh! com' è bello 
sentirsi libero cittadino 
solo, 
nel cuore di un giardino. 
-Zz... Zz 
-Che c' è? 
-Zz... Zz... 
-Chi è? 
M' avvicinai donde veniva il segnale, 
all' angolo del viale 
una rosa voluminosa 
si spampanava sulle spalle 
in maniera scandalosa il décolleté. 
-Non dico mica a te. 
Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli 
che son sulla spalliera, 
ma non vale la pena. 
Magri affari stasera, 
questi bravi figliuoli 
non sono in vena. 
-Ma tu chi sei? Che fai? 
-Bella, sono una rosa, 
non m' hai ancora veduta? 
Sono una rosa e faccio la prostituta. 
-Te? 
-Io, sì, che male c' è? 
-Una rosa! 
-Una rosa, perchè? 
All' angolo del viale 
aspetto per guadagnarmi il pane, 
fo qualcosa di male? 
-Oh! 
-Che diavolo ti piglia? 
Credi che sien migliori, 
i fiori, 
in seno alla famiglia? 
Voltati, dietro a te, 
lo vedi quel cespuglio 
di quattro personcine, 
due grandi e due bambine? 
Due rose e due bocciuoli? 
Sono il padre, la madre, coi figlioli. 
Se la intendono... e bene, 
tra fratello e sorella, 
il padre se la fa colla figliola, 
la madre col figliolo... 
Che cara famigliola! 
È ancor miglior partito 
farsi pagar l' amore 
a ore, 
che farsi maltrattare 
da un porco di marito. 
Quell' oca dell' ortensia, 
senza nessun costrutto, 
fa sì finir tutto 
da quel coglione del girasole. 
Vedi quei due garofani 
al canto della strada? 
Come sono eleganti! 
Campano alle spalle delle loro amanti 
che fanno la puttana 
come me. 
-Oh! Oh! 
- Oh! ciel che casi strani, 
due garofani ruffiani. 
E lo vedi quel giglio, 
lì, al ceppo di quel tiglio? 
Che arietta ingenua e casta! 

Aldo Palazzeschi