sabato 30 maggio 2015

Ricordo - Giorgio Caproni

Buon pomeriggio cari lettori di Frasiandu.
E' arrivato il fine settimana non ci resta che rilassarci, magari in spiaggia leggendo delle belle poesie o  un buon libro.
Oggi leggeremo alcune poesie del poeta Giorgio Caproni.
A voi buona lettura e buona giornata.




Ricordo una chiesa antica,
romita,
nell'ora in cui l'aria s'arancia
e si scheggia ogni voce
sotto l'arcata del cielo.
Eri stanca,
e ci sedemmo sopra un gradino
come due mendicanti.
Invece il sangue ferveva
di meraviglia, a vedere
ogni uccello mutarsi in stella
nel cielo.

di
Giorgio Caproni.





Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

giovedì 28 maggio 2015

Nostalgia - Giosuè Carducci


Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Vi auguriamo una splendida serata all'insegna della lettura.
Buona continuazione.




Là in Maremma ove fiorio
La mia triste primavera,
Là rivola il pensier mio
Con i tuoni e la bufera:
Là nel cielo librarmi
La mia patria a riguardar,
Poi co'l tuon vo' sprofondarmi
Tra quei colli ed in quel mar.

di
Giosuè Carducci.




Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

mercoledì 27 maggio 2015

In riva al mare - Giosuè Carducci


Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Una belle poesia che richiama l'Estate alle porte.
Il mare, il Sole e il tanto relax.
Vi auguriamo una splendida lettura e serena notte.



Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,
E di tempeste, o grande, a te non cede:
L'anima mia rugge ne' flutti, e a tondo
Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.

Tra le sucide schiume anche dal fondo
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.

La ragion de le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde belve ed arene invan furenti:

Come su questa solitaria duna
L'ire tue negre e gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.

di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

martedì 26 maggio 2015

Sul Monte Mario - Giosuè Carducci

Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Molte poesie abbiamo letto di Carducci e molte ancora  ne leggeremo.
E' stato un grande poeta, ha scritto migliaia di poesie bellissime,non ci resta che leggerle e viverle, buona lettura.


Solenni in vetta a Monte Mario stanno
nel luminoso cheto aere i cipressi,
e scorrer muto per i grigi campi
mirano il Tebro,
mirano al basso nel silenzio Roma 
stendersi, e, in atto di pastor gigante
su grande armento vigile, davanti 
sorger San Pietro.
Mescete in vetta al luminoso colle,
mescete, amici, il biondo vino, e il sole
vi si rifranga: sorridete, o belle:
diman morremo. 
Lalage, intatto a l'odorato bosco 
lascia l'alloro che si gloria eterno,
0 a te passando per la bruna chioma 
splenda minore. 
A me tra 'l verso che pensoso vola 
venga l'allegra coppa ed il soave
fior de la rosa che fugace il verno 
consola e muore. 
Diman morremo, come ier moriro
quelli che amammo: via da le memorie, 
via da gli affetti, tenui ombre lievi 
dilegueremo. 
Morremo; e sempre faticosa intorno
de l'almo sole volgerà la terra,
mille sprizzando ad ogni istante vite
come scintille; 
vite in cui nuovi fremeranno amori,
vite che a pugne nuove fremeranno, 
e a nuovi numi canteranno gl'inni
de l'avvenire. 
E voi non nati, a le cui man' la face 
verrà che scorse da le nostre, e voi
disparirete, radiose schiere,
ne l'infinito. 
Addio, tu madre del pensier mio breve,
terra, e de l'alma fuggitiva! quanta
d'intorno al sole aggirerai perenne
gloria e dolore! 
fin che ristretta sotto l'equatore
dietro i richiami del calor fuggente
l'estenuata prole abbia una sola 
femina, un uomo, 
che ritti in mezzo a' ruderi de' monti,
tra i morti boschi, lividi, con gli occhi
vitrei te veggan su l'immane ghiaccia,
sole, calare.


di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

lunedì 25 maggio 2015

Roma - Giosuè Carducci

Buonasera cari lettori di Frasiandu.
La poesia di oggi è dedicata ad una delle città più belle d'Italia, la capitale Roma.
Molto affezionato Giosuè Carducci la racconta e descrive così.
A voi buona lettura.



Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante: 
accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce. 

Non curïoso a te de le cose piccole io vengo: 
chi le farfalle cerca sotto l'arco di Tito? 

Che importa a me se l'irto spettral vinattier di Stradella 
mesce in Montecitorio celie allobroghe e ambagi? 

e se il lungi operoso tessitor di Biella s'impiglia, 
ragno attirante in vano, dentro le reti sue? 

Cingimi, o Roma, d'azzurro, di sole m'illumina, o Roma: 
raggia divino il sole pe' larghi azzurri tuoi. 

Ei benedice al fosco Vaticano, al bel Quirinale, 
al vecchio Capitolio santo fra le ruine; 

e tu da i sette colli protendi, o Roma, le braccia 
a l'amor che diffuso splende per l'aure chete. 

Oh talamo grande, solitudini de la Campagna! 
e tu Soratte grigio, testimone in eterno! 

Monti d'Alba, cantate sorridenti l'epitalamio; 
Tuscolo verde, canta; canta, irrigua Tivoli; 

mentr'io da 'l Gianicolo ammiro l'imagin de l'urbe, 
nave immensa lanciata vèr' l'impero del mondo. 

O nave che attingi con la poppa l'alto infinito, 
varca a' misterïosi liti l'anima mia. 

Ne' crepuscoli a sera di gemmeo candore fulgenti 
tranquillamente lunghi su la Flaminia via, 

l'ora suprema calando con tacita ala mi sfiori 
la fronte, e ignoto io passi ne la serena pace; 

passi a i concilii de l'ombre, rivegga li spiriti magni 
de i padri conversanti lungh'esso il fiume sacro.


di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

venerdì 22 maggio 2015

All'aurora - Giosuè Carducci


Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Bellissima poesia piena di significati dal titolo "All'aurora" di Giosuè Carducci.
Una delle sue poesie più belle la dedichiamo a voi augurandovi una splendida serata.
Buona lettura.



Tu sali e baci, o dea, co 'l roseo fiato le nubi,
baci de' marmorei templi le fosche cime.
Ti sente e con gelido fremito destasi il bosco,
spiccasi il falco a volo su con rapace gioia;

mentre ne l'umida foglia pispigliano garruli i nidi,
e grigio urla il gabbiano su 'l vïolaceo mare.
Primi nel pian faticoso di te s'allegrano i fiumi
tremuli luccicando tra 'l mormorar de' pioppi:

corre da i paschi baldo vèr' l'alte fluenti il poledro
sauro, dritto il chiomante capo, nitrendo a' venti:
vigile da i tuguri risponde la forza de i cani
e di gagliardi mugghi tutta la valle suona.

Ma l'uom che tu svegli a oprar consumando la vita,
te giovinetta antica, te giovinetta eterna
ancor pensoso ammira, come già t'adoravan su 'l monte
ritti fra i bianchi armenti i nobili Aria padri.

Ancor sovra l'ali del fresco mattino rivola
l'inno che a te su l'aste disser poggiati i padri.
Pastorella del cielo, tu, frante a la suora gelosa
le stalle, riadduci le rosse vacche in cielo.

Guidi le rosse vacche, guidi tu il candido armento
e le bionde cavalle care a i fratelli Asvini.
Come giovine donna che va da i lavacri a lo sposo
riflettendo ne gli occhi il desïato amore,

tu sorridendo lasci caderti i veli leggiadri
e le virginee forme scuopri serena a i cieli.
Affocata le guance, ansante dal candido petto,
corri al sovran de i mondi, al bel fiammante Suria,

e il giungi, e in arco distendi le rosee braccia al gagliardo
collo; ma tosto fuggi di quel tremendo i rai.
Allora gli Asvini gemelli, cavalieri del cielo,
rosea tremante accolgon te nel bel carro d'oro;

e volgi verso dove, misurato il cammino di gloria,
stanco ti cerchi il nume ne i mister de la sera.
Deh propizia trasvola - così t'invocavano i padri -
nel rosseggiante carro sopra le nostre case.

Arriva da le plaghe d'orïente con la fortuna,
con le fiorenti biade, con lo spumante latte;
ed in mezzo a' vitelli danzando con floride chiome
molta prole t'adori, pastorella del cielo.



Così cantavano gli Aria. Ma piacqueti meglio l'Imetto
fresco di venti rivi, che al ciel di timi odora:
piacquerti su l'Imetto i lesti cacciatori mortali
prementi le rugiade co 'l coturnato piede.

Inchinaronsi i cieli, un dolce chiarore vermiglio
ombrò la selva e il colle, quando scendesti, o dea.
Non tu scendesti, o dea: ma Cefalo attratto al tuo bacio
salia per l'aure lieve, bello come un bel dio.

Su gli amorosi venti salia, tra soavi fragranze,
tra le nozze de i fiori, tra gl'imenei de' rivi.
La chioma d'oro lenta irriga il collo, a l'omero bianco
con un cinto vermiglio sta la faretra d'oro.

Cadde l'arco su l'erbe; e Lèlapo immobil con erto
il fido arguto muso mira salire il sire.
Oh baci d'una dea fragranti tra la rugiada!
oh ambrosia de l'amore nel giovinetto mondo!

Ami tu anche, o dea? Ma il nostro genere è stanco;
mesto il tuo viso, o bella, su le cittadi appare.
Languon fiocchi i fanali; rincase, e né meno ti guarda,
una pallida torma che si credé gioire.

Sbatte l'operaio rabbioso le stridule imposte,
e maledice al giorno che rimena il servaggio.
Solo un amante forse che placida al sonno commise
la dolce donna, caldo de' baci suoi le vene,

alacre affronta e lieto l'aure tue gelide e il viso:
"Portami", dice, " Aurora, su 'l tuo corsier di fiamma!
Ne i campi de le stelle mi porta, ond'io vegga la terra
tutta risorridente nel roseo lume tuo,

e vegga la mia donna davanti al sole che leva
sparsa le nere trecce giù pe 'l rorido seno".

di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

La mietitura del turco - Giosuè Carducci

Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Questa sera vi mandiamo la buonanotte con una bella poesia di G. Carducci.
Buona lettura e al prossimo post!




Il Turco miete. Eran le teste armene
Che ier cadean sotto il ricurvo acciar: 
Ei le offeriva boccheggianti e oscene 
A i pianti de l'Europa a imbalsamar. 
Il Turco miete. In sangue la Tessaglia 
Ch'ei non arava or or gli biondeggiò : 
—Aia—diss'ei—m'è il campo di battaglia,
E frustando i giaurri io trebbierò. — 
Il Turco miete. E al morbido tiranno
Manda il fior de l'elleniche beltà. 
I monarchi di Cristo assisteranno 
Bianchi eunuchi a l'arèm del Padiscià.

di
Giosuè Carducci.



Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

martedì 19 maggio 2015

Fantasia - Giosuè Carducci

Buongiorno carissimi lettori di Frasiandu!
Oggi è una bella giornata per dedicarci alla lettura.
Vi proponiamo una delle tante belle poesie di Giosuè Carducci, dal titolo "Fantasia".

A voi carissimi una buona lettura e una buona giornata.



Tu parli; e, de la voce a la molle aura
lenta cedendo, si abbandona l'anima
del tuo parlar su l'onde carezzevoli,
e a strane plaghe naviga.

Naviga in un tepor di sole occiduo
ridente a le cerulee solitudini:
tra cielo e mar candidi augelli volano,
isole verdi passano,

e i templi su le cime ardui lampeggiano
di candor pario ne l'occaso roseo,
ed i cipressi de la riva fremono,
e i mirti densi odorano.

Erra lungi l'odor su le salse aure
e si mesce al cantar lento de' nauti,
mentre una nave in vista al porto ammaina
le rosse vele placida.

Veggo fanciulle scender da l'acropoli
in ordin lungo; ed han bei pepli candidi,
serti hanno al capo, in man rami di lauro,
tendon le braccia e cantano.

Piantata l'asta in su l'arena patria,
a terra salta un uom ne l'armi splendido:
è forse Alceo da le battaglie reduce
a le vergini lesbie?

di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

lunedì 18 maggio 2015

Primavera Classica - Giosuè Carducci

Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Inizio settimana si ricomincia con un nuovo autore.
Giosuè Carducci (Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835  Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta e scrittore italiano.
Fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1906.
Innumerevoli poesie affronteremo ogni giorno, non ci resta che augurarvi una buona lettura.


Da i verdi umidi margini
La violetta odora,
Il mandorlo s'infiora,
Trillan gli augelli a vol.

Fresco ed azzurro l'aere 
Sorride in tutti i seni:
Io chiedo a' tuoi sereni
Occhi un piú caro sol.

Che importa a me de gli aliti
Di mammola non tócca? 
Ne la tua dolce bocca
Freme un piú vivo fior.

Che importa a me del garrulo
Di fronde e augei concento?
Oh che divino accento 
Ha su' tuoi labbri amor!

Auliscan pur le rosee
Chiome de gli arboscelli:
L'onda de' tuoi capelli,
Cara, disciogli tu. 

M'asconda ella gl'inanimi
Fiori del giovin anno:
Essi ritorneranno.
Tu non ritorni piú.


di
Giosuè Carducci.


Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

domenica 17 maggio 2015

Donna Genovese - Dino Campana

Buonasera cari lettori di Frasiandu.
Un’altra poesia del famoso Dino Campana, le sue poesie sono molto originali e piene di significato.
Buona lettura.


Tu mi portasti un po' d'alga marina
nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
che è corso di lontano e giunge grave
d'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
- Oh la divina
semplicità delle tue forme snelle -
Non amore non spasimo, un fantasma,
un'ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile per l'anima
e la discioglie in gioia, in incanto serena
perché per l'infinito lo scirocco
se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!

Di

Dino Campana.

                                                                                                  





Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

mercoledì 13 maggio 2015

Viaggio a Montevideo - Dino Campana

Buonasera, cari lettori di Frasiandu!

Quanto è bella la poesia, ci fa rilassare e ci aiuta a conoscere nuove cose.
Oggi trascorriamo una giornata dedicandoci solo alla lettura e alla poesia.
Buon proseguimento di serata, cari lettori!




Io vidi dal ponte della nave
I colli di Spagna
Svanire, nel verde
Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando
Come una melodia:
D'ignota scena fanciulla sola
Come una melodia
Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola...
Illanguidiva la sera celeste sul mare:
Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell'ale
Varcaron lentamente in un azzurreggiare:...
Lontani tinti dei varii colori
Dai pi˘ lontani silenzi!
Ne la celeste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave
Già cieca varcando battendo la tenebra
Coi nostri naufraghi cuori
Battendo la tenebra l'ale celeste sul mare.
Ma un giorno
Salirono sopra la nave le gravi matrone di Spagna
Da gli occhi torbidi e angelici
Dai seni gravidi di vertigine. Quando
In una baia profonda di un'isola equatoriale
In una baia tranquilla e profonda assai pi˘ del cielo notturno
Noi vedemmo sorgere nella luce incantata
Una bianca città addormentata
Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti
Nel soffio torbido dell'equatore: finchè
Dopo molte grida e molte ombre di un paese ignoto,
Dopo molto cigolìo di catene e molto acceso fervore
Noi lasciammo la città equatoriale
Verso l'inquieto mare notturno.
Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
Gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente:
Sì presso di sul cassero a noi ne appariva bronzina
Una fanciulla della razza nuova,
Occhi lucenti e le vesti al vento! ed ecco: 
selvaggia a la fine di un giorno che apparve
La riva selvaggia sopra la sconfinata marina:
E vidi come cavalle
Vertiginose che si scioglievano le dune
Verso la prateria senza fine
Deserta senza le case umane
E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
Del continente nuovo la capitale marina.
Limpido fresco ed elettrico era il lume
Della sera e là le alte case parevano deserte
Laggiù sul mar del pirata
De la città abbandonata
Tra il mare giallo e le dune.

Di

Dino Campana.


                                                                                                  Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

lunedì 11 maggio 2015

La Chimera - Dino Campana

Buonasera, cari lettori di Frasiandu!

Oggi vi proponiamo una bella poesia di Dino Campana.
Una poesia molto intensa e piena di significati, a voi una buona lettura.




Non so se tra rocce il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina o Regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue,
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose,
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfi rivi che vanno piangenti
E l' ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

Di

Dino Campana.

                                                                                                  Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.

domenica 10 maggio 2015

Festa della Mamma

Buongiorno cari lettori di Frasiandu.
Oggi è una giornata molto importante, è la festa della Mamma!
Che mondo sarebbe senza le Mamme? Sono il punto di riferimento in ogni famiglia, sono la forza per andare avanti ogni giorno,insomma sono molto preziose.
Oggi dedichiamo a tutte le mamme una bella poesia di Ada Negri.
Buona lettura.




La mamma

La mamma non è più giovane
e ha già molti capelli
grigi: ma la sua voce è squillante
di ragazzetta e tutto in lei è chiaro
ed energico: il passo, il movimento,
lo sguardo, la parola
di
Ada Negri.



Grazie sempre per la vostra attenzione,Staff Frasiandu.