Letteratura Staniera

P.BERTINETTI, Storia della letteratura inglese

1.    IL PREROMANTICISMO (1770-1800)

-avvisaglie di un certo gusto per una poesia elegiaca che rispecchia gli stati d’animo del poeta nella natura sono già presenti in James Thompson (Season 1730)e nei rappresentati della scuola sepolcrale (Young, Collins, Gray), che inneggiano all’irrazionalismo, al sentimentalismo, all’oscurità, alla complessità e alla contraddittorietà dell’animo umano (in opposizione all’Illuminismo).Sintomatico di questo periodo è il gusto per la paura (Ode al terrore di Collins), per l’orrido, per l’oscuro, per il mistero, per la scabrosità,per la morte che desta per la prima volta un sentimento entusiasta. Ha inizio il coinvolgimento diretto dell’io del poeta in poesia.
Anche la scuola metodista, con a capo il vescovo John Wesley, contribuì a rafforzare la reazione contro la moderazione, la rigidità, la formalità della chiesa anglicana e più in generale del pensiero comune.
Gray in “Elegy written in a Country  Churhyard”, scritta con un’intonazione particolarmente malinconica e misteriosa, contrappone la moralità di una semplice vita contadina alla frivolezza delle classi nobiliari e borghesi che lottano continuamente l’una contro le altre “madding crowd”.

Negli stessi anni in cui in Germania si impone il movimento dello Sturm und Drang, in Inghilterra sembra prendere spazio il gusto per l’orrido, l’ombroso, il medievale, l’arcano. Di Mecpherson è importante una grande raccolta composta da poesie e lunghi poemi, The works of Ossian, la cui paternità viene infondatamente attribuita a leggendario bardo guerriero Oisin. Si saprà da un attenta analisi che M. aveva solo tratto spunto da questi testi modificando quasi tutto sul piano dei contenuti e su quello stilistico. Ciò che affascinava i lettori europei era non solo l’ambientazione e il tono oscuro, quanto il fatto che venissero rappresentati personaggi che combattevano per antichi valori (ciò discreditava il fatto che la civiltà moderna avesse irreparabilmente corrotto l’uomo).
Anche Chatterton, che aveva dichiarato di essere un traduttore,  fu scoperto invece autore di poemi dell’immaginario poeta quattrocentesco Rowley e la sua fama fu talmente grande da divenire un personaggio non solo letterario ma pittorico, musicale.
Il grande risveglio di interesse per il passato medievale, per le antiche radici delle lingue, le forme sintattiche e lessicali  favorì la pubblicazione di opere in lingua scozzese. Burns è molto importante ad esempio per le sue raccolte poetico-musicali. Egli è un semplice contadino capace di  descrivere il mondo animale e le sue sofferenze proprio come quelle dell’uomo  e mentre parla della natura in realtà parla dell’essenza stessa della vita umana (to a mouse). Egli anticipa di ben tredici anni il binomio natura/uomo che sarà presente nelle Lyrical Ballads (1798) di Wordsworth. Per questo motivo il linguaggio deve essere semplice, comune, la natura non deve essere idealizzata né arcaizzata, non servono oscure astrazioni. Ciò che veramente conta è l’osservazione partecipante.

L’ultimo grande poeta preromantico è Blake. Su un comune sostrato di ribellione istituzionale notiamo che in B. si innestano senso mistico e mistrico, un acuto afflato religioso e una potente pulsione verso l’esoterismo (a differenza di Burns). Blake a differenza di Burns ricorre inoltre continuamente a simboli. Soltanto tenendo presente la teoria del sublime di Burke è possibile cogliere il senso profondo della sua poetica. Burke aveva teorizzato varie categorie di sublime : l’illimitato, l’infinito, il terrore. E’ proprio quest’ultimo ad accendere la fantasia poetica di Blake: il pericolo, l’angoscia, la paura portano al sublime, cioè a un senso di piacere.
Numerose furono le visioni dirette di Dio e degli angeli durante il periodo giovanile; ciò contribuì a investire l’autore di una sorta di compito profetico. Egli è un poeta profeta ed è convinto che solo l’immaginazione possa far entrare l’uomo a contatto con la vera realtà. Le sue prime ultime due sono di principali raccolte di poesie sono: “Poetical Sketches”(1783), Songs of Innocence (1789), Songs of Experience (1794).
Le ultime due sono di particolare importanza poiché rappresentano due condizioni della vita umana: la prima raccolta guarda allo stadio di fanciullezza dove regna la fiducia, la freschezza, l’ingenuità di un agnellino, simbolo profondamente religioso e portatore del bene. La seconda raccolta in cui spicca la figura feroce di una tigre rappresenta l’umanità sopraffatta dall’inganno, dalla violenza, dalla prepotenza, un simbolo quindi demoniaco. Ma la tigre rappresenta anche la forza necessaria per la liberazione: in questo caso rappresenterebbe la rivoluzione, ecco che la forza violenta diventa positiva perché garantisce la liberazione da ogni costrizione. Quindi è possibile riscontrare un dualismo fra bene e male, fra felicità e dolore, tra amore e odio  ma anche, nel caso della Tigre, una forza vivificatrice, una forz.a che porta al bene. Blake è convinto che l’infelicità nasca nell’uomo attraverso il contatto delle istituzioni e di tutto ciò che è corrotto, mentre la felicità sia una qualità del tutto propria del bambino, del periodo dell’innocenza.
Nei Prophetics Books Blake ispessisce questo rapporto dualistico rendendolo sempre più contraddittorio e simbolico.
Blake è fortemente convinto del valore dell’immaginazione e del valore di una realtà trascendente che si fa reale, non si possono sconfiggere con la sola ragione i mali dell’umanità, il secolo della ragione, il Settecento, è oramai tramontato.


2.    LA PRIMA GENERAZIONE ROMANTICA

Se in quasi tutta Europa il fenomeno romantico è ascrivibile tra il primo e il secondo decennio dell’Ottocento, in Inghilterra a causa di un grande fermento politico e civile (perdita delle colonie americane, trattato di Versailles, formazione di due pensieri opposti, uno pro monarchia e uno socialdemocratico), il Romanticismo viene ad essere anticipato, anzi il suo culmine si ha proprio con le Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge.
Nell’ambito del romanticismo inglese possiamo distinguere 3 generazioni:
-          Wordsworth e Coleridge
-          Byron, Shelley e Keats
-          Browning come solo esempio geniale

Wordsworth e Coleridge

Malgrado la firma comune alle Lyrical Ballads, i vari soggiorni nella regione dei laghi nel Cumberland (poeti laghisti) e i giovanili fermenti pantisocratici condivisi, questi due autori furono abbastanza diversi da distaccarsi ben presto. Tuttavia è comune la volontà di dare un nuovo volto al testo poetico. Le Lyrical Ballads, che furono dotate di un Preface solo nella seconda edizione del 1800, dovevano, secondo Coleridge (Biografia letteraria, 1817), avere il potere di suscitare la partecipazione del lettore attraverso una completa fedeltà descrittiva (soprattutto della natura) ed inoltre dovevano conferire alla narrazione i colori cangianti dell’immaginazione. Comune è inoltre l’obiettivo di risvegliare l’attenzione della mente del lettore, liberandolo dall’assuefazione e dall’ abitudine fino al confuguramento di un’unica entità uomo/natura. Coleridge si sarebbe dunque impegnato a descrivere come elementi soprannaturali possano intervenire nelle nostre emozioni se vissuti realmente. Wordsworth si occupa invece di personaggi ed eventi comuni. Da questi due autori che possono essere rintracciate le origini di quelle che saranno le successive maggiori correnti letterarie, il simbolismo e il realismo.
Tra le numerose composizioni di Wordswoth alcune vennero cancellate dalle Lyrical Ballads (es il galeotto)poiché troppo orientate in senso rivoluzionario. Un secondo gruppo di composizioni potrebbe essere definito del “candore miracoloso”in quanto il poeta riesce a compiere il miracolo della scrittura poetica indelebile, scavando nella psicologia dei più umili, dei semplice dei bambini (es Siamo sette). Ma la poesia senz’altro più bella è “Tintern Abbey”, 159 versi per descrivere come viene considerata la natura. La natura viene vista come una fonte di conoscenza  dei misteri dell’uomo e di Dio, la natura è in grado di educare l’uomo rendendolo atto alla percezione infine la natura è perenne sorgente di bellezza e quindi di elevazione spirituale per l’uomo che la elegge a propria guida. Si ricollega alla natura anche “Ode sugli annunci dell’immortalità”che porta a considerare la natura all’interno dei tre stadi evolutivi dell’uomo: l’infanzia, la giovinezza e la maturità.
“The Rime of Ancient Mariner” è senza dubbio il contributo più grande alle Lyrical Ballads. Essa è una ballata divisa in sette parti con finale moraleggiante. Fu dotata di glosse esplicative a margine solo nell’edizione del 1817 quando i rapporti con Coleridge si erano già consumati. Egli accusa l’ex amico di aver usato una poetica troppo oscura e arcana. C. sia come scrittore che come poeta è totalmente sistematico e ciò si può riscontrare nella frammentarietà e nella pesantezza delle ultima parti della ballata che probabilmente sarebbero risultate più libere e ricche se fossero rimaste incompiute, come dimostrano altri suoi capolavori poetici(Cristobel e Kubla Khan / in Kubla Khan è inoltre possibile rintracciare la proliferazione in letteratura di tanto satanismo, surrealismo, irrazionalismo, un testo che va da incongruenza a incongruenza).La ballata sarebbe la metafora dell’ esistenza dello stesso Coleridge, il suo smarrimento, il viaggio, la redenzione potrebbe assimilarsi alla storia del mariner, mentre la moglie potrebbe essere stata rappresentata dall’albatro trafitto dal marinaio. In un ambito più simbolista il finale del marinaio condannato a una vita monotona e sempre la stessa potrebbe far pensare al destino degli uomini conseguenza del peccato originale. E’ la condanna alla morte in vita del marinaio che da Coleridge si dipana in un racconto romantico senza fine: da Keats a Manfred a Byron.
Di particolare interesse è la distinzione che Coleridge compie tra Immagination e Fancy all’interno della sua Biographia literaria. L’Immagination sarebbe la capacità di plasmare in un tutto organico le immagini soltanto associate nella Fancy.Mentre per Wordsworth il distacco dalla natura fu drastico e repentino a causa del suo carattere mutato in fortemente rivoluzionari, Coleridge se ne distaccò in modo più lento (già nel 1801 in “Depressione, un’ode” dice espressamente di non provare più nulla di fronte a un tramonto, alle stelle, alla luna crescente).
Per Coleridge l’occupazione intellettuale più costante diventa la metafisica poi abbraccia la dogmatica cristiana (Confessio fidei, 1816, tutte le creature sono destinate a soffrire perchè il peccato è presente dentro di noi, non dipende da azioni particolari); il poeta giunge così in età matura a definire l’empirismo la più grande rovina per la filosofia e ad avvicinarsi a una visione dell’uomo simile a quella fornita da Milton in “Paradise Lost”.
La maturità e la vecchiaia di W. Furono segnate dalla disperata ricerca di quella emotion recollected in tranquility, emozioni che il poeta non è in grado più di provare. Ciò fu compensato almeno in parte dalla nomina da parte della regina Vittoria di Wordswoth  a poeta laureato.
Nel 1850, subito dopo la sua morte, la moglie diede alle stampe la più grande e la più complessa delle sue opere, The Prelude (titolo imposto dalla moglie stessa poiché era preludio ad un’altra opera The excursion, un grande poema filosofico sull’uomo, la natura e la società). Il Prelude, romanzo in versi era incentrato sullo sviluppo psicologico del protagonista dall’infanzia alla prima giovinezza. In realtà il poeta non lo pubblicò mai perché troppo incentrato su di sé, troppo individualistico e perché non vi si riconosceva più nemmeno da un punto ideologico. The excursion avrebbe potuto costituire in piccola parte la rione del grande poema filosofico tanto vagheggiato in gioventù ma tale obiettivo non andò in porto semplicemente perché, a distanza di una trentina di anni, non si riconosceva più in ciò che aveva scritto. La pubblicazione del Prelude non avvenne; se sul piano ideologico W. Non si riconosceva più in quello, lo scritto poteva ancora considerarsi interessante sul piano poetico : ecco che W. Continua a riscrivere l’opera snaturandola ideologicamente  trasformandola nella storia dio un fanciullo timorato da Dio.
Di w. Si ricorda ancora la sua infelicità poetica e la sua immagine egoistica.



Walter Scott

Contemporaneo a Wordsworth e Coleridge esordì (1902-12803) con la pubblicazione di alcune ballate della antica tradizione scozzese (The Ministrelsy of the Scottish Border) seguite dalla pubblicazione di altre ballate dal tono epico (es The lady of the lake). Surclassato dalla fantasia e dal successo personale del più giovane Byron finì per dedicarsi interamente al romanzo storico (Waverly, o sessant’anni fa- 1814). Il pubblico fu ben presto catturato dalla freschezza e dalla credibilità dei suoi racconti ambientanti in un passato recente. Anche i romanzi successivi saranno improntati su questo spirito anche se man mano perderanno di pathos. L’autore rimedierà a questa mancanza con l’inserimento di un personaggio esterno che vede, percepisce, ascolta quanto di più genuino la Scozia conserva riguardo a tradizioni, costumi, mentalità. La costruzione scottiana della trama mira alla descrizione storico- intimistica di un preciso ambiente e non all’individuazione di determinate psicologie, inoltre egli non manca mai di fornire una prospettiva di pace alle generazioni che verranno. Forse l’immediato successo e l’impulso a scrivere continuamente nuove storie, impedirono a Scott di perfezionare quelle già scritte in modo da renderle uniche. Così tutti i suoi racconti appaiono molto simili tra loro con trame e personaggi interscambiabili. Ciò porterà allo svilimento di questo autore ma sarà riconosciuto ugualmente fino ai nostri giorni per la scrittura di un grande romanzo storico, forse il primo, Ivanhoe (1820), ambientato all’epoca di Riccardo Cuor di Leone.


Southey, Rogers e Landor

Amico intimo di Coleridge in gioventù Southey fu anch’egli uno spirito ribelle con un forte carattere reazionario in merito a ideelibertarie. In poesia si dedicò principalmente alla stesura di grandi mitologie della storia umana.Malgrado la grande capacità versificatoria e l’eleganza la sua poesia manca di una riconoscibile poetica tanto che molti dei suoi lavori (es La maledizione di Kehama) risultano pressoché illegittimi. Tuttavia va ricordato per le feroci polemiche con Byron. Southey, da scrupoloso poeta di corte qual era,  aveva infatti completato da poco la sua stucchevole opera in esametri in onore di Giorgio III, descrivendolo come un genio della politica e un condottiero valoroso. Byron replica mostrando un sovrano vecchio e incapace ormai di fronteggiare grandi eventi come le guerre napoleoniche. Fondamentalmente a Southey viene rimproverato il voltafaccia politico quindi il fatto di essere un rinnegato.
Tra gli altri poeti degno di nota è senz’altro Rogers, ricordato per I piaceri della memoria, versi elaborati, sentimentali, metricamente esemplari e per “Italy” , una descrizione scorrevole e arguta della penisola italiana.
Landor è invece ricordato per originali opere in prosa (es Conversazioni immaginarie) oltre che per essere un epigrammista e un grande latinista. Va ricordato inoltre per aver composto drammi in versi di imitazione alfieriana e per la sua notevole vena lirica.



3.    LA SECONDA GENERAZIONE ROMANTICA

Byron

Byron nacque a Londra nel 1788 da una famiglia nobile. Studiò a Harrow e al Trinity College di Cambridge dove fece una vita dissoluta. La sua prima opera in versi risale al 1807, Hours of Idleness (Ore di ozio), raccolta che fu da subito oggetto di controversie. A queste politiche Byron si dimostrò subito capace a controbattere mostrando una grande determinazione e criticando molti autori della prima generazione tra i quali Wordswoth, Coleridge, Southey, Scott. Tra il 1809 e il 1811 viaggiò molto toccando Portogallo, Spagna, Grecia, Albania, Oriente. In questo periodo iniziò a scrivere “Childe Horold’s Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovane Aroldo), una sorta di diario semiautobiografico che racconta i vagabondaggi di un giovane uomo che cerca di fuggire dalla disillusione di una vita colma di piaceri. Nonostante le sue dure critiche ai poeti della prima generazione romantica, Byron mostra in questa opera un grande gusto per il gotico, l’oscuro il malinconico. Negli anni tra il 1812 e il 1816 scrisse anche alcuni racconti in versi in cui diede sfogo a una vena lirico- intimistica, approccio che condivise con l’amico poeta Thomas Moore. Durante il suo ritorno in Inghileterra intrattenne un rapporto incestuoso con la sorellellastra maggiore, Augusta. Nel 1815 sposò Annabella Milbanke ma dopo meno di un anno la coppia si separò a causa dei numerosi debiti di lui e a causa delle voci che giravano riguardo la sua scandalosa vita (si diceva che fosse anche omosessuale). Byron così lasciò l’Inghilterra nel 1816 e non vi fece mai più ritorno. Si rifugiò prima a Ginevra dove ebbe inizio il sodalizio con la famiglia Shelley tanto che Byron sposerà la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, dalla quale avrà una figlia. Durante questo periodo scrisse i primi due atti del Manfred, un dramma in versi. Manfred è un mago che ha sfidato Arimane e ha commesso un crimine innominabile in gioventù (per il quale la sorella Astarte poi si uccise). Poi si rifuggia a Venezia e qui inizia a mutare il suo atteggiamento poetico. Nell’opera appare la figura di un sacerdote, l’abate di san Maurizio, che fino all’ultimo cerca di strappare invano Manfred al suo tragico destino. Questo personaggio nella prima stesura era avido e malevolo, mentre nella secondo ci appare profondamente cambiato: egli diviene degno è caritatevole. Questo passaggio è sintomatico dello stesso cambiamento che si verifica in Byron : nasce così il Byron in ottava rima, eroicomico, freddo, lucido, disincantato del “Don Juan” che prende il posto del Byron oscuro del Childe Harold.  Al periodo veneziano vanno ascritte anche alcune opere teatrali (es Marino Faliero)e Byron è senz’latro l’unico poeta romantico che domina in ambito teatrale oltre a Thomas Beddoes. “Il deforme trasformato” è un’altra opera teatrale in cui molti biografi hanno riscontrato la propensione di Byron agli atti di coraggio e alle sfide fisiche. Il don Giovanni risale al 1818 e racconta le molteplici avventure e disavventure che accadono al giovane nobile spagnolo in varie zone del mediterraneo e della Russia. Questa opera è rilevante soprattutto dal punto di vista della satira politica alle istituzioni britanniche (i primi due canti, pubblicati in Inghilterra, furono denunciati come immorali ed empi). Elogiato da Goethe che inoltre tradusse parzialmente esso, Byron continuò la sua opera per i successivi cinque anni durante i quali intrattenne tra l’altro una relazione con la contessa Teresa Guiccioli. Durante questo periodo scrisse The Prophecy of Dante e The Vision of Judgement, opere influenzate dal suo interesse politico per le lotte per l’indipendenza di Italia e Grecia. Nel 1823 Byron decise di rinunciare alla poesia per attivarsi personalmente. Così nel 1823 partì per la Grecia dove formò un piccolo esercito in supporto ai Greci assediati dai Turchi. Però Byron morì a causa di una lancinante febbre prima di agire militarmente (egli si paragona a una foglia gialla). L’irrequietezza di Byron si dimostra sempre più palesemente alla morte di Shelley nel 1822 ed è orami chiaro come cerchi di dare di sé l’immagine dell’uomo d’azione, nato per combattere a favore della libertà dei popoli oppressi. Byron divenne una figura leggendaria molto conosciuta sia per la sua vita che per la sua poetica. Un avventuriero libertino e portavoce di numerose cause, divenne l’archetipo dell’eroe romantico che dominerà l’immaginario della letteratura sino all’avvento del IXX secolo.


 Percy Shelley

Percy Shelley nasce in Sussex, una contea dell’Inghilterra meridionale, nel 1792. Fu educato a Eton quindi allo University College di Oxford. Le prime prove letterarie risalgono al 1810 con romanzi dal carattere preromantico (es Zastrozzi). Ben presto darà prova del suo carattere ribelle tanto da essere espulso dalla scuola solo dopo un anno di frequenza per aver scritto, su istigazione di un amico, il libello “The necessity of Atheism” (1811). Rimasto senza mezzi è costretto a sposare la sedicenne Harriet Westbrooke. Diviene grande amico di William Godwin e sotto la sua influenza radicalizzerà le sue posizioni ateiste (  è contro anche ogni religione di comodo come il deismo) e anarchico-libertarie. Intanto si innamora di Mary, figlia di Godwin e di Mary Wollstonecraft e con lei fugge via (in seguito la sposerà) abbandonando Harriet che si suicida. Alla morte del nonno riesce a godere di una discreta eredità e torna in Inghilterra. In questo periodo scrive due poesie filosofiche: “Mont Blanc” e “Hymn to Intellectual Beauty” (al contrario di Spencer che si rivolge a una bellezza celeste). Nel 1816 avviene l’incontro con Byron che è a Ginevra: i due non si piacciono molto ma c’è una sorta di attrazione tra di loro. Essi si ritroveranno in italia. Prima di lasciare l’Inghilterra egli ha modo di conoscere anche Keats. In Italia viene ospitato dagli Este e qui inizia la composizione del dramma lirico in quattro atti “Prometeo liberato”, poi completato a Roma e pubblicato nel 1820. E’ un’opera in cui Shelley esalta i suoi alti ideali di rigenerazione umana attraverso la ribellione morale, intellettuale e sociale. Si racconta il trionfo di Prometeo su Giove (cioè il trionfo della libertà e della ragione contro la tirannide e l’odio, una concezione che ritroviamo espressa anche in “Alla mente dell’uomo”). Shelley fu anche a Napoli dove compose “Ode to Naples” e “strofe scritte nella tristezza vicino a Napoli” in cui si trova la contemplazione di una natura dolcissima e malinconica e il poeta con le sue problematiche esistenziali, il senso di solitudine, la salute malferma.  Risale invece al periodo fiorentino (1819) l’ode più famosa “Ode to the west wind”: il vento dell’Ovest potrebbe essere il simbolo della Rivoluzione Americana anche se la poesia rifugge specificamente da ogni intento razionalistico così il vento diventa solo una rappresentazione di una pulsione mirata a diffondere il pensiero e le parole dell’autore (su di lui si scagliò il Peacock di “Nightmare Abbey” con un’irrefrenabile quanto inconsistente passione a riformare il mondo). Ma lo shelley italiano è anche un attento illustratore di psicologie (l’uomo ha il potere di governare la propria mente), è l’autore di delicate intime serenate dedicate a jane, mogle dell’amico Edward Williams. Ma soprattutto è il poeta delle entità simboliche : la luna, che è una “pallida lady morente”, il velo, simbolo del male, l’allodola, la felicità squillante con la tematica del dolore che sfuma nel piacere. Se spesso i simboli  devono essere interpretati o sfuggono al loro proprio significato in “Ozymandias” , un breve componimento scritto nel 1817, il simbolo appare lucidissimo quando si tratta di stigmatizzare “il ghigno beffardo del  potere”: grazie all’artista abbiamo una memoria negative dei resti del faraone  che seppe imprimervi lineamenti assoluti, freddi e arroganti. Al periodo italiano appartengono anche due essenziali scritti in prosa: “A Philosophical View of Reform” (l’illustrazione di una graduale riforma delle istituzioni inglesi del tempo) e “A defence of poetry” cge proclama la superiorità dell’immaginazione sulla ragione. Le ultime due opere poetiche di shelley sono: Adonais (1821); un’elegia sul modello del lamento di Bione per Adone in cui Shelley piange l’amico scomparso Keats e ne esalta il suo genio poetico, e “The triumph of Life”, composto in terza rima sul modello dantesco è una grande allegoria della vita: il poeta racconta di avere visioni di moltitudini di genti  in mezzo alle quali avanza il carro del trionfo della vita che trascina schiavi in catene tra cui platone, Aristotele, Alessandro Magno, Napoleone. Rosseau è, come virgilio, la guida del poeta. Ciò che rimane all’uomo è soccombere dopo aver tentato invano di cambiare il mondo. L’otto luglio 1822 dopo essere partito dal golfo di La spezia per Pisa annegò insieme e Leigh Hunt e Edward Williams. Il corpo venne rinvenuto a Viareggio e sepolto a Roma.

John Keats

Keats nasce in un paesino presso Londra nel 1795 da una modesta famiglia. Viene cresciuto in una tenuta agricola di proprietà dei nonni materni poiché la madre e il fratello (diciannovenne) muoiono di tubercolosi. Non può frequentare l’università anche se aveva studiato molto latino e francese così prende un diploma di chirurgo abilitato ad esercitare sulle navi ma questo mestiere non lo farà mai e riuscirà a sopravvivere lo stesso grazie a una esigua eredità materna. Nel 1814 affascinato dai versi byroniani compone il sonetto “To Lord Byron”anche se tale infatuazione avrà breve durata. In politica si avvicina alle istanze della sinistra radicale. Più motivata risulta l’influenza di Wordsworth la cui opinione viene tuttavia scossa dalla conoscenza diretta  nel 1817. Keats lo descrive in atteggiamento egoistico, altezzoso  e perbenista. Alla fine del 1815 Keats trova l’ideale punto di riferimento letterario e umano nella redazione di “The Examiner”, il periodico di impostazione radicale diretto da Hunt che tra l’altro riuscì a trasformare la sua casa in un punto di ritrovo per giovani letterati e artisti come shelley e keats. Nel 1816 compose la sua prima poesia  (guardando per la prima volta nell’Omero di Chapman): conosceva Omero soltanto dalla traduzione neoclassica di Pope (vi è la descrizione della sorpresa attraverso le similitudini dell’astronomo e del conquistatore).  Nel 1817 scrive il suo primo volume in versi  “Poems” e inizia la composizione di “Endymion”, un grande poema epico-mitologico, dopo una scommessa con Shelley su chi fosse stato capace di scrivere un poema di quattromila versi. Questo poema non ebbe però buona fama.  Il cardine della sua filosofia esistenziale è la capacità negativa ovvero la capacità di vivere senza certezze  o credenze praticando una sorta di semplice e laica religione dell’umanità. Da questo momento la poetica di Keats comincia a prendere una piega negativa oltre ad andare peggiorando le sue condizioni finanziarie. E’sintomatico il bisogno di keats di confrontarsi continuamente con altri autori, di tormentarsi, di discutere, insomma di vivere come qualsiasi giovane intellettuale ansioso di riformare il mondo si pensi all’affascinante ballata “La belle dame sans merci”, composta nel pieno di mitologie e teorie che viene poi venerata dai preraffaelliti. E’ sintomatico poi come keats adotti una scrittura di getto e non programmata. Nel settembre del 1818 keats è reduce da un tour in scozia a piedi dove il poeta progetta di cantare in versi il rovesciamento dei Titani da parte degli dei guidati da Giove. L’intenzione è dunque quella di riscattarsi dalla delusione di critica e di pubblico di Endymion. L’ opera si interrompe però a metà del III libro: il poeta sa di dover studiare ancora molto prima di comporre un grande poema mitologico. Nel frattempo dichiara di star scrivendo altri brevi componimenti  “le odi di maggio” in cui spiccano “Ode a un usignolo” il cui canto è simbolo di eternità e dove vi è la contrapposizione tra il freddo mondo nordico e la solarità e il vitalismo del mondo mediterraneo,  e “all’una greca”,ispirata forse dopo aver visto i resti del Partenone al British Museum, in cui l’eternità verrebbe promessa solo dall’arte. Ha invece fatto discutere molti critici l’interpretazione dell’ultimo distico che parla della bellezza e della verità ma che grammaticalmente non sembra aver molto senso (particolare è in lui spesso la mancanza di punteggiatura). Già dal 1820 inizia il mutamento psicologico in Keats che può essere sintetizzato nella trasformazione del terrore-rifiuto della morte in accettazione della stessa. L’esito fu la composizione di “to Autumn” dove è palese l’accettazione della propria fine non più sentita come una condanna (In ode a un usignolo e in ode a un’urna greca  si esaltava la giovinezza  e la presenza fisica dell’io narrante), l’io narrante si annulla nel principio della ciclicità: le rondini ritorneranno, la stagione rifiorirà. Visse i suoi ultimi giorni in una camera presa in affitto a Piazza di Spagna a Roma dove continuò fortemente a sostenere di non poter proprio ammettere la natura divina di Cristo. Morì nel febbraio del 1821 e nella sua tomba volle inciso: Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua.


 Felicia Hermans e  John Clare

La prima fu famosissima sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Il suo pathos poetico fu riconosciuto più sentimentale e superficiale che profondo e consapevole, profondamente religiosa  mostra i propri limiti in una poesia quale “Lo scettico”. Non può essere comunque dimenticata la sua ballata Casabianca (1829), dedicata a un fanciullo, figlio del capitano della nave in fiamme, che si immola sulla plancia di comando al posto del padre.
John Clare è ricordato per il suo spirito negletto, fu rinchiuso in manicomio dove trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita.
4.    LA SAGGISTICA

Estremamente variegata è anche la produzione saggistica. Già Burke e Godwin avevano dato impulso alla scrittura di vari poeti e letterati. Importante è “Il benessere delle nazioni”(1776) di Adam Smith, teorizzatore dell’economia liberista. Un altro autore di fondamentale importanza è Bentham, il teorico dell’utilitarismo (l’interesso sociale è dato dalla somma degli interessi individuali) che riformò il Parlamento inglese in senso liberale e perfezionò il funzionamento di un moderno Stato di diritto. Un’altra opera molto imporante fu “proclamazione dei diritti delle donne” (1792) di Mary Wollstonecraft mentre per quanto riguarda la saggistica politica vanno ricordate le figure di David Ricardo che giunse a propugnare il concetto di libero scambio anche tra nazioni diverse, Thomas Robert Malthus con la sua teoria della crescita demografica, Stuart Mill che seppe individuare nella natura umana un sentimento morale disinteressato capace di apportare enormi rivolgimenti sociali (conciliare i diritti dell’individuo con quelli della collettività, favorire la separazione dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario che è la sola chiave corretta di funzionamento di un moderno Stato di diritto).
Per quanto riguarda la saggistica letteraria vanno ricordati autori quali Hazlitt, Thomas De Quincey, Lamb.
Lamb, compagno di scuola e amico intimo di Coleridge, fu oltre che poeta anche un drammaturgo. La sua scrittura prende a modello Montaigne  e inoltre può essere considerato l’antesignano della moderna critica Shakeperiana. L’autore rivela una notevole tenuta retorica, il gusto per la ricercatezza stilistica e per i barocchismi. Nel 1820 appare su “London Magazine” invece un articolo firmato “Elia” basato su ricordi onirici infantili, esposti in uno stile semplice ed elegante, svagato e accattivante. Il successo fu tale che  gli articoli giunsero ad essere tanti così furono pubblicati in un volume. Qui si mostra il temperamento più genuino, il suo stile umoristico ma non per questo vago, gli argomenti apparentemente frivoli nascondono invece messaggi profondi: l’alter ego del poeta, Elia, le tragedie del poeta (un monotono lavoro, la sorella pazza) vengono sublimate in queste pagine. Quindi Lamb ha la necessità di svagarsi, di dimenticare il contingente e di mostrarsi un sognatore.  Oltre composizioni sono “Vecchie facce familiari” e “ Su un bimbo morto appena nato”.
Lo stile di Hazlitt, a differenza di quello di Lamb, è spoglio, semplicissimo. Più lineare e meno bizzarro del collega la sua produzione immagini (a un incontro di pugilato, Vita di Napoleone, la sensazione di immortalità negli anni giovanili). Hazlitt mostrò grande interesse per gli argomenti di carattere politico-sociale  (in “la prima conoscenza dei poeti” ). Fu anche lui grande critico di Shakespeare  e esperto di critica di storia della poesia inglese dalle origini all’Ottocento. Amava definire il proprio uno stile familiare sottolineando con ciò come la sua scrittura fosse basata sul ritmo della conversazione.
Thomas De Quincey ha uno stile dell’eloquenza e della premonizione (molti autori quali Poe, Wilde, Freud sono preconizzati nella sua scrittura). Evitò di esprimersi nella poesia, nel teatro e nella narrativa con l’eccezione del romanzo.  Dotato di eccezionali doti linguistiche (conosceva benissimo il greco), ma di spirito ribelle, collaborò con diversi giornali dai quali prese la forma saggistica. Aveva molto da raccontare come dimostra in “Confessioni di un oppiomane inglese” una sorta di autobiografia che unisce alla narrazione di svariate avventure (la fuga dal college, i vagabondaggi etc), il racconto della dipendenza dall’oppio e le immagini fantastiche da esso appartate. L’abitudine a narrare queste visioni sconfina nell’analizzare i propri sogni dove anticipa la tematica wildianda dell’irresponsabilità morale dell’arte o la narrazione dell’orrifico di Poe o la curiosità amorale Di Baudelaire o la dolcezza sublime di Swinburne. Celeberrimo rimane il suo scritto (Sul bussare al portone in “Macbeth”) dove analizza il battito al portone nell’atto II di Macbeth che simboleggia secondo lui il battito della vita che riprende a pulsare. De Quincey fu anche attento al potere della letteratura sui lettori e famosa resta la sua distinzione tra la pagina scritta che trasmette una mera conoscenza e quella invece che parla a un livello più alto di comprensione della mente umana senza apparentemente nulla insegnare. Va ricordato infine il grande legame con i poeti laghisti.
Thomas Babington Macaulay fu un talento fortemente istituzionale. Profondo conoscitore di Milton, fu poeta e su modello di Walter Scott compose “Canti dell’antica Roma” (1842) oltre ad essere un critico letterario e storico della letteratura.  L’opera per cui viene maggiormente ricordato è “Storia di Inghilterra dall’avvento di Giacomo II”  in cui egli sottolinea il valore del compromesso conseguito alla “Rivoluzione gloriosa” del 1688 come base della futura prosperità dell’Inghilterra. Macaulay credeva fortemente in uno Stato di diritto e nell’alternanza al potere di due schieramenti, tories e whings (conservatori e liberali).
Profondamente legato alla cultura idealista tedesca, nemico di Macaulay, Carlyle vede nell’universo un simbolo dellla potenza divina  che si manifesta nella personalità di grandi eroi. Egli pertanto cerca di svalutare la ricerca scientifica ed empirica. Egli voleva istillare in Inghilterra il germe dello Stato etico. La sua opera principale è “Sartor Resartus”, un opera in cui le istituzioni umane sono come dei vestiti: si logorano e occorre liberarsene per cambiarle. Ciò che non gli paice è il fatto che uno Stato di diritto non abbia bisogno di eroi dotati di poteri assoluti  e che debba semplicemente mirare a un ruolo di mediatore tra le parti.


L’ETA’ VITTORIANA
CULTURA E SOCIETA’ NELL’EPOCA DELLE MACCHINE

1.    I CARATTERI PRINCIPALI DEL PERIODO VITTORIANO

L’età vittoriana prende il suo nome dal regno della regina Vittoria  (1837-1901), il regno più lungo nella storia dell’Inghilterra. Per l’Inghilterra il periodo vittoriano fu un periodo di rapida espansione economica,territoriale e demografica. La moderna economia urbana dell’industria manifatturiera e del commercio internazionale presero il posto della vecchia economia agricola. Si formarono grandi città come Liverpool, Manchester, Birmingham, Bristol, Leeds che accoglievano grandi fabbriche. Per un momento si credette che le forze di mercato potessero risolvere i problemi legati alla povertà  senza dover scardinare le istituzioni politiche e le strutture sociali esistenti. La grande fortuna di questo periodo fu dovuta anche al grande numero di colonie che la Gran Bretagna potè conquistare divenendo una realtà sovranazionale. Con l’avvento di un ritorno dell’attività rivoluzionaria in Europa, le grandi e povere masse urbane furono percepite come potenzialmente pericolose all’ordine costituito, così’ furono gradualmente incorporate in working classes (proletariato) grazie a una serie di riforme e interventi politici mentre la borghesia mercantile e imprenditoriale potè prendere il posto della vecchia nobiltà terriera.
Dopo gli anni della Rivoluzione Francese e le diverse chiamate a una riforma in senso democratico, l’Inghilterra, sconvolta dagli anni del Terrore e dall’assalto alla Bastiglia, tornò ad una politica conservatrice. La riforma politica era inevitabile ma sia Conservatori che Liberali erano inizialmente estremamente spaventati  dall’estendere il voto alle masse. Il primo Reform Bill del 1832, con l’insistenza sulla proprietà privata, escludeva completamente le classi operaie (solo la media classe mercantile poteva rappresentarsi). Ciò scaturì il movimento cartista (grazie anche alla depressione economica) tra i cui principi radicali troviamo: il
suffragio universale maschile, la segretezza del voto, un salario ai deputati che non erano più tenuti a dare garanzie sul loro censo, l’elezione su base annuale del Parlamento, la riforma dei distretti elettorali. Le richieste dei cartisti furono respinte dal Parlamento nel 1839 e nel 1842. Dopo il fallimento di una grande dimostrazione indetta a Londra tale movimento si dissolve nel 1848, l’anno in cui Marx e Engels scrivono il manifesto comunista denunciando l’alienazione del lavoro sotto un’organizzazione comunista. I diritto al voto maschile fu garantito nel 1918 mentre quello femminile solo nel 1928. Gli sforzi per giungere a riforme capaci di migliorare l’esistenza dei lavoratori e di dare rappresentanza parlamentare ai ceti esclusi dal governo della nazione continuano durante il corso dell’800: si rafforzano le organizzazioni sindacali (Trade Unions) che ottengono un pieno riconoscimento nel 1871. La metà del IXX sec fu anche un periodo  di grande innovazione tecnologica. L’invenzione della macchina a vapore rivoluzionò completamente sia il settore dell’industria che quello dei trasporti  che grazie allo sviluppo della strada ferrata  divennero sempre più efficienti consentendo rapidi spostamenti di persone e cose. L’Esposizione universale tenuta nel 1851 al Crystal Palace di Londra, un magnifico edificio in vetro e acciaio, diventò presto il simbolo del potere industriale e imperiale dell’Inghilterra. In ambito scientifico molto importanti appaiono invece le teorie di Darwin sull’origine ed evoluzione della specie per mezzo della selezione naturale (1859, che rivoluziona la concezione biblica e antropologica della storia umana.
Riassumendo, va notato in particolare come la società vittoriana è divisa in due: da una parte i benestanti, con le loro ricchezze e la loro possibilità di successo, con il loro pensiero liberale, dall’altra i poveri che lottano contro le Corn Laws e molte altre misure repressive  e che vivono all’interno delle workhouses.
L’epoca vittoriana è talmente lunga da rendere impossibile una sua trattazione omogenea o onnicomprensiva tanto che sono state date diverse periodizzazioni.  Oltre al 1851, è da ricordare il 1870, l’anno della guerra franco-prussiana, da cui emerge una nuova potenza, il reich tedesco proclamato nel 1871, in grado di sfidare la supremazia inglese in ambito tecnologico-industriale e militare, sia perché vede l’approvazione dell’Education Act, che innalza il livello di alfabetizzazione. La cultura si apre a una letteratura d’evasione o a quella che mescola sensazionalismo e impegno politico, inoltre si accentua la diffusione dei periodici e dei domenicali (che riportano sempre più linguaggi e contenuti sensazionalistici) grazie all’abolizione della tassa sui giornali del 1855 e al perfezionamento delle tecniche tipografiche. Il decennio estetizzante e decadente degli anni Novanta  si accompagna a una mascherata crisi generale: riemerge la questione irlandese e la questione femminile (Married Women’s Property Acts, che consentono alla donna coniugata di conservare i propri guagagni) di cui si fece portavoce Mill.

2.    IL ROMANZO
CARATTERISTICHE DEL NOVEL

E’ senza dubbio la forma letteraria più congeniale all’epoca vittoriana.
Pur attaccato dalle frange religiose più radicali, ostili a ogni prodotto immaginativo, pur discriminato almeno fino agli anni Ottanta che continua a privilegiare l e passioni eterne suscitate dalla poesia, il novel si afferma con la sua impostazione realistico-didascalica (che viene teorizzata da Trollope: il novelist deve dedicarsi al suo lavoro quotidianamente e mai abdicare alle sue funzioni pedagogiche che sono quelle di distinguere il bene dal male, la virtù dal peccato etc., inoltre egli coglie la natura ambivalente del romanzi vittoriano che deve essere contemporaneamente “realistico e sensazionale”ma non irreale o gotico), o a volte biografica (Bronte)  e con la sua principale funzione di intrattenimento ed educazione di quei ceti borghesi che costituiscono l’ossatura dello Stato industriale.  La sua progressiva diffusione presso i ceti più bassi  è causa anche di preoccupazione  per il pericolo di imbarbarimento della cultura umanistica. Nel romanziere vittoriano c’è del comico, del grottesco, la rivendicazione della figura femminile, l’indagine sui centri urbani emarginati. In ogni caso si rimprovera al romanzo di avere una vita effimera e di scomparire nel giro di una o al massimo due generazioni. Il romanzo vittoriano non rinuncia mai a dialogare  con i suoi lettori e con le stesse istituzioni (funzione morale e pedagogica).
Tutti i grandi romanzieri vittoriani si avvalgono della tecnica del narratore onnisciente che guida l’esistenza dei suoi personaggi entrando nella loro interiorità e uscendone a suo piacimento, spesso si trasforma egli stesso in personaggio, che usa digressioni che possono riguardare la politica, la morale etc. Investito da un potere quasi divino l’autore si rivolge spesso al lettore con “Dear reader”.
Molti romanzi vittoriani sono anche dedicati ai giovani lettori, come dimostrano i rifacimenti del Robison Crusoe .
I romanzieri sono tutelati almeno fino almeno fino agli anni Ottanta dalle circulating libraries, biblioteche private che garantiscono l’acquisto di un certo numero di copie, date poi in prestito tramite l’esborso di una tassa di una tassa d’iscrizione.
Solitamente i romanzi erano composti da tre volumi (tripledecker) ma in alternativa al romanzo a tre volumi si sviluppa anche la pubblicazione a puntate, in mensili o settimanali (es Dickens che pubblicò a puntate hard times per risollevare le sorti  del settimanale Household Words), per un totale di venti parte (le ultime due escono insieme). Questo sistema porta a un contatto più diretto con il pubblico  e ciò porta anche all’intrecciarsi di una trama (multiplotnovel) che si fa via via sempre più complessa per motivi di supence.
Mentre le opere narrative tendono in molti casi a farsi meno prolisse e a svincolarsi dal modello a tre volumi o dalla pubblicazione a puntate, acquista un maggiore rilievo letterario il genere della short story, o romanzo breve (es Sherlock Holmes di Doyle). 
Negli anni Ottanta arrivano autori come Henry James e Robert Louis Stevenson. Toccherà a questi due autori così diversi tra di loro affermare l’artisticità del romanzo ritornando a una forma archetipica di romance che riguarda la rivelazione dell’universo interiore della conoscenza. Per impulso di James e del realismo francese una serie di convenzioni vittoriane come l’uso del  narratore onnisciente, la qualità melodrammatica e senzazionalistica della trama, la consuetudine del lieto fine verranno accantonate. Il francese è tra l’altro la lingua che consente di conoscere i grandi romanzieri russi come Tolstoj mentre l’estetica del romanzo sperimentale di Zola punta sull’oggettività della narrazione e non si ferma davanti alla rappresentazione scabrosa della sessualità, del crimine, della violenza. Ormai è chiaro che il realismo didascalico del romanzo vittoriano non è più uno strumento efficace per indagare la realtà contemporanea.







Dickens

Charles Dickens esordisce come narratore nel 1832 con Sketches by Boz (Boz era un nomignolo storpiato) perlopiù pubblicati in puntate  su un giornale per il quale lavorava, così come i Pickwick Papers. Negli Sketches appare la vita della grande metropoli londinese, dove scruta non solo i processi di metamorfosi della città ma soprattutto una massa indistinta, tumultuosa e senza radici in mezzo a cui l’individuo emerge trasformato in un tipo, in una maschera. Dickens esibisce fin dall’inizio una ricchezza verbale che gli permette di rappresentare Londra nei suoi aspetti multiformi esplorando la miseria di certi scenari e cogliendo quanto di più rozzo e vitale esiste nell’ascesa di un piccolo ceto medio-borhese. Il narratore è onnipresente e cerca di inglobare all’interno delle pagine del suo libro le infinite anime della città.
The Pickwick Papers è la vicenda che pone al centro l’ingenuo e innocente Samuel Pickwick che finisce in prigione a causa di una subdola arpia. Il romanzo offre l’occasione per denunciare l’ingiustizia di un apparato legale che è in un certo senso l’emblema di tutte quelle ingiustizie sociali che attraversano il mondo vittoriano. Nel libro i valori sono  quelli di una Inghilterra rurale che sta per lasciare il posto alle dinamiche dello sviluppo industriale. Il tono è estremamente ironico e spesso sconfina nella parodia e nel grottesco; ciò fa parte di una strategia di smascheramento delle apparenze che all’inizio riguarda le istituzioni dell’epoca e che finisce per coinvolgere tutta l’esperienza umana (la rappresentazione della vita come una complicata commedia degli inganni e delle illusioni lo accosta a Skakespeare). D. diventerà il bersaglio delle critiche successive che considerano il romanzo vittoriano inadeguato stilisticamente e troppo ridondante e accondiscendente verso i lettori.  Tra le critichee vi è quella dura di James che lo accusa di mancanza di serietà e di superficialità nella composizione. Lungi da rassicurare i suoi lettori  (pubblico piccolo e medio borghese) Dickens li pone di fronte alla continua mobilità della scena sociale. Dickens tende a consolidare le convenzioni del romanzo vittoriano anche all’interno della carriera come romanziere storico che pone al centro momenti di tensione politica e sociale per ribadire la precarietà del tempo. Dickens rivaluta l’io narrante soprattutto in David Copperfied e Great Expectation: i romanzi si caricano allora di forte autobiografismo dove l’ìo narrante diventa un antieroe. In Oliver Twist D. vede la città come un luogo dove Dio è assente, in David Copperfield la visione dall’alto dell’autore viene abbandonata in nome della soggettività delle impressioni infine in Our Mutual Friends (il morto vivente), D. è portato a riconoscere l’emergente nichilismo inglese (la preminenza del denaro che diventa valore supremo così come il potere). 

Industria e romanzo
Il romanzo fu pubblicato a puntate nella rivista settimanale Household Words, di proprietà dello stesso Dickens. Le vendite erano incoraggianti per Dickens che disse di essere "per tre parti pazzo e la quarta delirante, perpetuamente di fretta per Tempi difficili".Un romanzo che affronta le stesse tematiche, Nord e Sud di Elizabeth Gaskell, fu pubblicato nella stessa rivista.
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 “Hard Times” (1854) è l’opera che si avvicina di più al mondo industriale anche se ne da una visione allucinata e abbastanza straniante ma capace di esorcizzare l’aridità e lo squallore dei meccanismi utilitaristici e le ingiustizie sociali presenti all’interno di questo ambiente.  Il romanzo è stato criticato da F.R. Leavis, George Bernard Shaw, e Thomas Macaulay, soprattutto per l'atteggiamento critico nei confronti dei sindacati e per il suo pessimismo riguardo al divario tra proprietari di industrie capitalistiche e i sottopagati operai.

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Le vicende si svolgono a Coketown (città del carbone), una città immaginaria che prende come modello la città di Preston, nei pressi di Manchester dove D. si era recato personalmente.

Tempi difficili è strutturato in tre parti, il titolo di ciascuna è legato al versetto del vangelo "ciascuno di noi raccoglie quello che ha seminato".Il libro primo è intitolato La semina, il secondo Mietere e il terzo Il raccolto. Il romanzo si apre in un'aula scolastica di Coketown. Thomas Gradgrind, un "uomo di fatti e calcoli"[], sta interrogando Sissy Jupe, la figlia di un domatore di cavalli. Gradgrind le chiede la definizione esatta di cavallo che lei, mortificata, non riesce a dare, a differenza del suo compagno. Dopo la scuola Gradgrind vede, dietro al capannone del circo equestre, Louisa e Tom, suoi figli. Arrabbiato li trascina via non ammettendo scuse. Dopo,  Gradgrind esce di casa con Bounderby, il suo più caro amico, e si reca alla locanda in cui vive Sissy per comunicare a suo padre che Sissy non potrà più frequentare la scuola per il rischio che le sue idee si diffondano nella classe. Gradgrind le impone una scelta: rimanere nel circo e rinunciare all'educazione oppure frequentare la scuola ma abbandonare il circo; Sissy sceglierà di abbandonare il circo.

 Intanto Tom e Louisa discutono dei loro sentimenti ed eprimono il proprio malcontento per l’educazione ricevuta dal padre.

Il decimo capitolo introduce gli operai delle fabbriche,  in particolare Stephen Blackpool, "un uomo di assoluta integrità"] che conduce una vita faticosa, sposato con una moglie ubriacona. È appena uscito dal lavoro  e si incammina con Rachael, una sua cara amica, anch'essa operaia, verso casa.

Il giorno successivo Stephen fa visita a Bounderby per chiedergli un consiglio su come metter fine al suo disgraziato matrimonio ed essere libero di sposare Rachael. La signora Sparsit, che faceva i lavori in casa di Bounderby, è "scandalizzata dall'immoralità" di Stephen e Bounderby gli dice che non può permettersi di annullare il matrimonio perché la procedura burocratica è troppo costosa per un operaio. Qualche tempo dopo Gradgrind si fa portavoce di Bounderby nel proporre il matrimonio a Louisa, la quale si trova in uno stato di malinconia perché Tom ha iniziato a lavorare nella banca di Bounderby e lei è costretta a passare da sola le sue giornate.
Il secondo libro si svolge due anni dopo il matrimonio di Bounderby e Louisa.
Dopo essersi procurato l'indirizzo di Bounderby dalla signora Sparsit, il signor James Harthouse, un gentiluomo elegante e dal bell'aspetto che passa pigramente da un lavoro all'altro, gli spedisce una lettera di presentazione scrittagli da Tom Gradgrind, che è diventato deputato parlamentare.
Dopo aver ricevuto la lettera il signor Bounderby si reca all'albergo in cui alloggia Harthouse e i due fanno conoscenza. Durante la cena Harthouse, stanco della aggressiva spavalderia dell'industriale, concentra la sua attenzione su Louisa, notandone la natura malinconica. Poco dopo arriva Tom, il quale non nasconde il suo disprezzo per Bounderby che gli rimprovera il ritardo. Tom è diventato scontroso ed arrogante a dispetto della sua retta educazione. Anche Tom prende in simpatia Harthouse (una simpatia non ricambiata, dato che Harthouse lo considera un "marmocchio").[10]Alla fabbrica di Bounderby durante una assemblea del sindacato tenuta da Slackbridge, Stephen Blackpool si chiama definitivamente fuori dai loro progetti e per questo viene isolato dagli altri operai. Quattro giorni dopo Bitzer lo informa che Bounderby vuole vederlo e Stephen si reca a casa sua. In presenza di Louisa e James Harthouse Stephen tiene testa a Bounderby che lo accusa di essere un piantagrane e dopo un battibecco lo licenzia. La notte stessa Louisa e Tom si recano di nascosto a casa sua e gli danno del denaro per aiutarlo in quella difficile situazione. Tom inoltre lo informa di avere un'idea per aiutarlo, ma non entra nei particolari e gli dice solo di gironzolare attorno alla banca di Bounderby come se avesse intenzione di fare qualcosa. Due giorni dopo la banca viene svaligiata ed il principale sospettato è proprio Stephen Blackpool.
Dopo la rapina la signora Sparsit alloggia per qualche giorno a casa di Bounderby. Qui ha modo di notare una complicità tra James Harthouse e Louisa e deicide di tenerli continuamente sott'occhio. Qualche tempo dopo invita Tom a mangiare da lei; dopopranzo dovrà andare alla stazione ad aspettare Harthouse, di ritorno dallo Yorkshire. Mentre Tom aspetta invano alla stazione la signora Sparsit capisce che si tratta di un trucco di James e Louisa per tenerlo lontano e si dirige verso la casa di Bounderby. Nel bosco vicino alla casa nota la presenza di Louisa e Harthouse, quest'ultimo che la trattiene per un braccio, e del cavallo di lui legato alla siepe poco lontano.Poco dopo Louisa esce correndo dal bosco e si dirige verso la stazione. La signora Sparsit la segue sul treno, convinta che si debbano incontrare a Coketown, ma quando scende alla stazione la perde di vista, rendendo vani tutti i suoi sforzi.Louisa però si sta recando da suo padre, che è stupito di vederla. È in uno stato di estrema depressione e lo accusa di non averle dato l'opportunità di avere un'infanzia felice, e che la sua rigorosa e arida educazione le ha tolto la capacità di esprimere le proprie emozioni. Dopo queste parole, Louisa collassa priva di sensi ai piedi del padre.
La signora Sparsit raggiunge il signor Bounderby e lo informa della relazione tra Louisa e Harthouse. Bounderby, arrabbiato da questa notizia, si reca a casa di Gradgrind, dove Louisa sta riposando. Il signor Gradgrind prova a calmare Bounderby e gli rivela che Louisa ha respinto Harthouse. Bounderby è inconsolabile e immensamente indignato e maleducato verso tutti i presenti, inclusa la signora Sparsit, per le sue false rivelazioni. Alla fine Bounderby da un ultimatum a Louisa, ritornare da lui per le dodici del giorno seguente, altrimenti il matrimonio sarà finito. Il giorno dopo rispedì tutti i vestiti di Louisa a casa di Gradgrind e riprende la vita da scapolo. James Harthouse, convinto da Sissy, lascia Coketown.
La signora Sparsit porta trionfante la signora Pegler, una ricca donna che spesso si aggirava misteriosamente nei paraggi della casa di Bounderby, a casa dello stesso Bounderby perché è convinta che sia la colpevole della rapina. Alla presenza del signor Gradgrind, del figlio Tom, di Sissy e di Rachael la signora Pegler respinge le accuse e rivela di essere la madre di Bounderby, smentendo così tutti i discorsi che era solito fare sulla povertà della sua infanzia ed umiliandolo in pubblico.
Stephen Blackpool se n'è andato da Coketown, sta cercando lavoro sotto falso nome, ma vuole provare a discolparsi. Di ritorno verso Coketown cade in un pozzo e viene ritrovato da Sissy e Rachael. In punto di morte chiede a Gradgrind di scagionarlo, allontanando così i sospetti su di lui, ed indirizzando la sua attenzione e quella di Loisa verso Tom, senza fare però delle precise accuse.Louisa sospetta che suo fratello abbia ingannato Stephen facendogli una falsa offerta, spingendolo a bighellonare intorno alla banca. Anche Gradgrind e Sissy sono della stessa idea, e quest'ultima rivela di aver detto a Tom di andare a nascondersi nel circo di Sleary, che si era trasferito in un'altra città.
Louisa e Sissy vanno subito al circo di Sleary. Dopo circa un'ora arriva anche Gradgrind e Tom confessa, senza rimorso, il furto alla banca, spiegando che l'aveva fatto perché non aveva abbastanza soldi e una rapina era l'unica soluzione ai suoi problemi, deludendo così Gradgrind, che credeva di aver dato un'ineccepibile educazione a suo figlio. Gradgrind decide che Tom deve partire per Liverpool e lì imbarcarsi per l'America, ma la conversazione viene interrotta da Bitzer, il quale è ansioso di rivendicare la taglia messa da Bounderby e non cede né alle lacrime di Louisa e Sissy né alla pietà che Gradgrind cerca di suscitargli. Alla fine è il signor Sleary che, pur riconoscendo che il crimine di Tom è molto grave, decide di aiutarlo per sdebitarsi con Gradgrind che prese con sé Sissy, così con un trucco distrae Bitzer e Tom ha l'occasione di scappare.
A Coketown, Bounderby senza remore solleva dai suoi incarichi la signora Sparsit, nonostante abbia delle importanti parentele. Il destino dei personaggi è amaro. La signora Sparsit ritorna a vivere con sua zia, Lady Scadgers, con la quale condivide l'acrimonia verso gli altri. Bounderby, dopo aver scialacquato la sua fortuna nelle speculazioni, muore a seguito di un infarto . Tom muore tra i rimorsi subito dopo aver scritto l'ultima lettera a Louisa. Louisa invecchia senza risposarsi mai. Gradgrind abbandona l'utilitarismo alla luce della vicenda che ha coinvolto suo figlio. Reachel, dopo una lunga malattia, ritorna a lavorare. Sissy, la vincitrice morale della storia, ha dei bambini suoi ed è l'unica dei protagonisti a condurre una vita felice, dimostrando così che sono la fantasia e l'immaginazione a rendere felici, e non i fatti e i calcoli.


Altri romanzi  che forniscono descrizioni di una società industriale ancora instabile:
-“Sybil”(1845) di Disraeli  insiste sulla “retorica delle sofferenze umane” e sulla teoria delle due nazioni in cui regna la regina Vittoria: la nazione dei ricchi e la nazione dei poveri.
- “Alton Locke” di kingsley (1850) che affronta il tema della miseria umana e la necessità di trovare un’alternativa al movimento cartista. Alton Locke è un semplice sarto che conosce i più tetri quartieri londinesi e che ha la visione del destino puramente biologico dell’umanità.Alton Locke emigrerà in America dove morirà per cercare un’alternativa di vita anche se ha una certa fiducia nelle potenzialità riformatrici della nobiltà inglese, a contrario di Dickens.
- Elisabeth Gaskell ci offre una visione più diretta dei ceti umili di Manchester. , grazie anche all’uso frequente di forme dialettali. Sia “Mary Barton” che “North and South” mettono in luce l’umile condizione degli operai delle fabbriche con attenzione alle categorie femminili. Mentre nella Coketown di Dickens il lettore può ascoltare il rumore confuso delle macchine, Gaskel evoca un universo urbano in cui pianti e lamenti si confondono con le risate dei potenti. Crea unb mondo di patetiche figure femminili che diventano le vittime di un mondo violento e aggressivo. Va notato che nel secondo romanzo l’atteggiamento di G. si fa più pacato senza però rinunciare alla descrizione del mondo urbano. La città terribile del nord verrà tuttavia percepita dalla protagonista come un luogo vitale in contrapposizione al sud agricolo. Le storie solitamente si concludono con l’happy ending ma per verificarsi ciò è necessario che i protagonisti emigrino altrove (es Mary Barton emigrerà in Canada).
- un mondo utopico appare in “Cranford” , una cittadina fittizia abitata da vedove e zitelle che vivono senza uomini. G. coglie i ritmi della vita quotidiana al di fuori dalle logiche della competizione industriale. La cerchia femminile viene paragonata a un gruppo di Amazzoni  ma in realtà si tratta di donne che conducono una vita tranquilla  e autosufficiente. I vari episodi slegati tra di loro ruotano attorno all’esistenza di due anziane sorelle.
Le problematiche femminili vengono inoltre analizzate in “Ruth” incentrata sulla figura di una donna prostituta, “Sylvia’s Lovers”, e “Wives and Doughters”.
Trackeray e Trollope: il romanzo senza eroi
Sia Trackeray che Trollope concepiscono il loro impegno letterario come una professione da svolgere con dedizione e regolarità. I due autori scelgono il novel con una forte impronta realistico-didascalica e spesso vi è una qualche intonazione satirica. Tra i due Trollope sembra convinto della natura effimera del romanzo che deve in qualche modo esaltare la visione ottimistica di progresso. Entrambi tentano la strada della politica, sia pure senza successo. Il maggior successo per Trackeray è “Vanity Fair” pubblicato a puntate tra il 1847 e il 1848 anche se la maggior parte dei suoi scritti si concentra sul settecento preindustriale (ancient regime, rivoluzione americana etc). La fama di Trollope  è invece principalmente legata a due cicli narrativi (i cosiddetti Barsetshire o Barchester Novels) che mettono in luce i conflitti e i problemi di vita provinciale e clericale di un’immaginaria cittadina.  Entrambi gli scrittori evitano di farsi coinvolgere della dinamiche industriali puntando invece l’attenzione su paesaggi più tradizionali come quelli rurali inoltre entrambi sono legati dall’artificio del narratore onnisciente. Se Vanity Fair porta come sottotitolo “A novel without a hero” lo stesso atteggiamento antiromantico si può notare nella scrittura di Trollope. I due autori erano ben consapevoli del ruolo della stampa (Trachery fonderà anche un giornale “Cornhill Magazine”. Mentre Trollope mostra una notevole dose di soddisfacimento per la propria attività, Trackeray visse con notevole ansia per tutta la sua carriera il confronto con Dickens .
Vanity Fair è la storia di sue figure femminili emblematiche: l’angelica e la mansueta Amelia e la sua povera ma spregiudicata amica Becky, pronta a tutto pur di compiere la sua scalata sociale e dunque ma mettere in gioco il valore sacro della sessualità. La storia è colma di eventi grotteschi e di personaggi caricati, la parte centrale è occupata dalla battaglia di Waterloo dove le due donne aspettano di sapere cosa è accaduto ai loro uomini. Fra intrighi sentimentali e vigliaccherie si consumano i destini delle due donne. Le ultime scene sono cariche di pathos, Amelia prega il marito senza sapere che egli è già morto ma ella troverà il tempo per ritrovare la felicità con un altro uomo mentre Becky continua a cercare la scalata sociale fino ad accasarsi con il fratello di Amelia, Jos, e a ereditarne il patrimonio dopo la sua sospetta morte prematura. Le due  amiche si incontreranno ancora una volta: Amelia, realizzata come madre e moglie, l’altra abbandonata dal figlio avuto  e rimasta sola impegnata a recitare il ruolo della pia donna. Amelia e Becky sono allora i due volti complementari dell’immaginario maschile dell’epoca: l’angelo della casa e il demone della sessualità.
George Eliot: la tonalità della vita reale
Romanziera, traduttrice e critica letteraria, interessata a problematiche religiose e filosofiche, Marian Evans che pubblicò con lo pseudonimo maschile di George Eliot, è la figura dominante della narrativa vittoriana. Anche se rimane fedele alla narrativa romanzesca Eliot impone la sua personale interpretazione del romanzo in cui l’attenzione al quotidiano e al minuto dettaglio quotidiano diventa fondamentale. In diverse occasioni fa riferimento alla rappresentazione di una vita verità interiore priva di sentimentalismi soprattutto quando si tratta di descrivere la vita dei più umili. In “The Natural History of German Life” Eliot rimprovera gli scrittori inglesi, soprattutto Gaskell e Dickens, di non aver saputo dipingere fedelmente le classi inferiori in particolare quelle contadine. Eliot si occupa dei radicali cambiamenti della vita quotidiana della Rivoluzione Industriale  tuttavia la sua attenzione si concentra di più sulle comunità di provincia , legate all’economia della terra, che subiscono di rimbalzo l’effetto destabilizzante dei fenomeni industriali. Così si spiega anche la sua tendenza a retrocedere nel tempo della narrazione  (ai tempi della riforma elettorale o agli albori del l’epoca vittoriana). Fin dalla sua prima opera “ Scenes of Clerical Life”Eliot tenta di esplorare la psicologia e le emozioni dei singoli personaggi, la cui esistenza, pur intrecciandosi con quella della comunità, non esclude mai la responsabilità delle scelte e degli atteggiamenti individuali. Solo in “Felix Holt” Eliot si avvicina alle tematiche del romanzo industriale, proponendo al lettore un viaggio in carrozza che passa dalle città provinciali fino ad arrivare nelle città industriali.
Uno spazio a parte occupano “Romola” e “Daniel Deronda”. Il primo è una ricostruzione della Firenze tardoquattrocentesca negli anni del Savonarola e della dinastia dei Medici. Romola, figlia di un umanista cieco e allieva del Savonarola, viene tradita sia dal marito Tito sia dal maestro. Fuggendo da Roma e dedicandosi a figli non suoi, Romola esalta il suo senso di sacrificio e la sua altissima visione etica ma soprattutto dichiara l’impossibilità delle donne di prendere parte a processi sociali e storici.  In  “Daniel Deronda”, ultima opera della scrittrice, Eliot  ci mostra la figura di una donna sopraffatta da un marito corrotto e crudele.
Il romanzo che è ritenuto il capolavoro di Eliot è senza dubbio “Middlemarch” che ha come sottotitolo “A study of Provincial Life” dove tra una dovizia di particolari e di numerose vicende di varie coppie spicca  quella della giovane Dorothea Brooke, un’orfane ben educata affidata allo zio che nulla fa per impedire il suo matrimonio con il reverendo Casaubon, un arido intellettuale. La progressiva scoperta da parte di Dorothea della sterilità spirituale e fisica del marito e del suo egoismo esasperato costituisce la parte centrale del romanzo. L’inadeguatezza del reverendo si rispecchia nell’ingenuità di Dorothea, in un certo senso cieco  come lo è il marito.  Ciò che emerge è la complessità delle relazioni interpersonali , l’impossibilità a seguire degli schemi o delle regole  ed inoltre viene ribadita la necessità di difendere la propri integrità morale e il proprio impegno nei confronti di un mondo che quanto più è fatto delle minuzie della vita di provincia tanto più acquista dimensioni universali. Dorothea dovrà rinunciare al patrimonio del marito per potersi risposare con Ladislaw. Gli errori e le sofferenze di Dorothea vengono riscattati alla luce di una forti principi religiosi e della consapevolezza che i tempi moderni non consentono più l’eroismo di grandi figure femminili.

Meredith, Hardy, Gissing: variazioni e inquietudine del novel
Dopo George Eliot una serie di scrittori si servono ancora del novel realistico-didascalico ponendo l’enfasi su vari aspetti della vita di provincia. Considerevole è l’attività di scrittrici che privilegiano le problematiche religiose legate al gusto dell’epoca. Margaret Oliphant va ricordata per i sette volumi delle “Chronicles of Carlingford” in cui la commedia della vita domestica si arricchisce di robusti interessi teologici.  Anche Ward raggiunge uno straordinario successo con “Robert Elsmere” in cui traspaiono i dubbi religiosi del tempo e propugna l’ideale di un sano agnosticismo non disgiunto dall’impegno etico e sociale.  E’ degno di nota come queste due scrittrici siano nemiche giurate dei movimenti femministi che si stavano orami consolidando alla fine dell’Ottocento.  Che le dinamiche storiche e politiche del tempo non permettevano una visione rassicurante della realtà lo dimostrano le opere di George Meredith  che in “The Ordeal of Richard Feverel” tocca il tema del rapporto padre-figlio con evidenti allusioni sessuali . Nei maggiori romanzi della scrittrice sia la costruzione psicologica dei personaggi che l’espediente del narratore onnisciente subiscono una sorta di amplificazione iperbolica  che sfocia nella comicità e nella parodia ma che cerca di porsi tra realismo ed idealismo. Il sentimentalismo però appare forzato sintomo che è quasi impossibile per una scrittrice riordinare su una pagina tutte le emozioni e le pulsioni che provengo dalla parte più nascosta del nostro inconscio. Hardy trova ispirazione nella lucida consapevolezza che il mondo rurale dell’Inglilterra e in particolare del Wessex  sta per essere annientato dall’arrivo  della civiltà meccanica e dalle sue forme di produzione.  La visione tragica che ne deriva coinvolge anche i personaggi. Hardy è fortemente melodrammatico quando si tratta di coinvolgere i personaggi in aspri conflitti personali mentre assume un respiro più pacato e perfino nostalgico quando si tratta  di misurare la dimensione del mondo contadino. Egli approfondisce la sua vena tragica e fatalistica inducendo i suoi personaggi a compiere errori  decisivi che ne condizioneranno per sempre l’esistenza.  Così è per Berthsheba, protagonista di “Far from the madding Crowd” incapace di accorgersi di un degno marito  e dedita all’attività agricola e sedotta invece da un soldato  che esibisce davanti a lei tutta la sua perizia di spadaccino.  L’apparente eternità della condizione rurale viene violata anche in “Tess of the D’Umbervilles” in cui Tess, figlia della terra, viene umiliata da Alec, il discendente dei signori feudali, trasformatosi in un volgare seduttore. Che la famiglia di Tess sia imparentata con Alec d’Umbervilles non fa altro che rafforzare l’ironia tragica del testo. Allontanandosi dal realismo didascalico della tradizione mediovittoriana, negli anni Novanta Hardy mette in crisi il narratore onnisciente per puntare invece a un ritmo narrativo disarmonico e irregolare: si pensi a Tess quando una volta offesa non solo da Alec ma anche da Angel, l’uomo che nel frattempo ha sposato, uccide a coltellate Alec ma il fato si accanisce su di lei;  caturata mentre si riposa su un antico altare pagano  viene condannata a morte non senza aver implorato Angel di impalmare la sorella minore. Le polemiche successive alla pubblicazione degli ultimi suoi romanzi indussero lo scrittore a rivolgersi alla poesia.
Intanto già a partire dagli anni Ottanta l’influenza del naturalismo francese aveva cominciato a farsi sentire sulla scena inglese. Anche se prende le distanze dall’estremismo di Zola, George Gissing, vissuto tra il 1857 e il 1903,  si fa portavoce di un realismo privo di ogni tocco sentimentale e immerso invece nella complessità della vita urbana.  Gissing è altrettanto attento alle leggi socioeconomiche che regolano la vita degli individui  e cala i suoi personaggi, di solito alle prese con pesanti problemi finanziari, nella proliferante densità del territorio londinese e coglie i disagi  di intere categorie sociali come  i proletari e le loro donne, gli scribacchini messi fuori gioco dalle nuove regole del mercato editoriale, le donne piccolo-borghesi che lottano per elevare la propria condizione.



3.    IL ROMANCE
Romance e novel: il caso delle sorelle Bronte
Nell’edizione dell’Enciclopedia Britannica del 1842 lo scozzese George Moir pubblica il saggio “Modern Romance and Novel” in cui distingue  “due classi: Il romance, in cui l’interesse della narrativa si svolge principalmente verso il meraviglioso e gli incidenti inconsuetiì, e il novel, in cui gli avvenimenti sono adattati al normale corso degli eventi umani, e allo stato moderno della società”. Contribuiscono a dare notevole successo al romance il Frankestein di M.Shelley e Scarlet Letter dell’americano Hawthorne.
Il romance dell’epoca vittoriana non si presenta come un genere compatto e ben definito bensì come una serie di proposte narrative in risposta alla supremazia del novel. Il romance rifiuta la centralità del novel, la rappresentazione fedele e veritiera della vita quotidiana , il controllo etico affidato alla voce del narratore onnisciente. Difficile è situare i lavori delle sorelle Bronte in un genere narrativo in quanto per certi aspetti sono più vicini al novel  ma per altri, come l’intensità delle narrazioni che si collocano al di fuori di un contesto sociale o in opposizione ad esso, sembrano avvicinarsi al romance.
Charlotte, Emily e Anne Bronte sono le tre figli di un curato di provincia che risiede a Hawort, nello Yorkshire. Ma a gestire la memoria degli scritti sarà solo Charlotte poiché le altre due sorelle moriranno ben presto a poco distanza l’una dall’altra.
La loro scrittura vuole elevare la condizione della donna facendo sì che essa stabilisca una propria identità e una propria autonomia, vi è inoltre uno sguardo attento al focolare domestico, il ricorso al’autobiografia, l’intreccio di motivi favolistici, gotici, sensazionalistici.
Cime tempestose “Wuthering Heights”  è l’unico romanzo di Emily Bronte (pseudonimo Ellis Bell) pone al centro la passione tempestosa di Catherine Earnshaw e Heathcliff, che si concluderà solo con la morte di quest’ultimo. La storia prende senso attraverso molteplici voci ma soprattutto attraverso la ricostruzione delle voci di Mr Lockwood e di Mrs Dean. La vicenda si svolge a cavallo tra due epoche, nel 1801, rappresentato da due luoghi, Thrushcross Grange dai suoi abitanti borhesi e dal gelido Linton e Wuthering Heighs in cui regna il caos simboleggiato dall’irrequietezza della famiglia Earnshaw. Quest’ultima decide di adottare Hearthcliff così Catherine ne è attratta dalla sua parte più selvaggia anche se sposerà Linton . Hearthcliff appare come un uomo malefico pronto a distruggere tutto pur di salvaguardare il suo amore per Catherine.
Jane Eyre di Charlotte Bronte  (Currer Bell) attinge più massicciamente a elementi gotici, favolistici, sensazionalistici.  La voce narrante è affidata alla giovane Jane (il sottotitolo del romanzo è “An Autobiography”) che racconta la sua vita da orfana prima in casa di una zia dove era maltrattata, poi la sua vita da insegnante e infine quella di moglie di un proprietario terriero, Rochester, a sua volta sposato con Bertha, una donna pazza che aveva rinchiuso in soffitta. Jane si innalza fiera della sua identità, autonoma e indipendente e quando perderà Rochester ella dichiarerà tutto il suo amore violando le regole del pudore vittoriano.
In Agnes Grey  di Anne Bronte (Acton Bell)  vengono esplorata con una scrittura didascalico-moralistica i mali dell’educazione vittoriana. In “The Tentant of Wildfell Hall”  viene narrata la scandalosa storia di Helen Huntington, costretta a scappare con il figlioletto a causa di un marito violento e adultero e risposata con  Gilbret al quale viene ceduta parte della narrazione.  Il tema dell’oppressione della donna viene impiegato in maniera più ampia in “Shirley”  mentre con “Villette”  viene narrata la storia di Lucy, donna che scopre la sua condizione femminile sullo sfondo di una piccola città .
2. Dall’idealismo romantico all’ideologia imperiale
Il romance attinge a molte fonti in particolare la dimensione del sovrannaturale, del magico, del fiabesco riprende alcuni testi di tradizione tedesca  come German Popular Tales dei fratelli Grimm  e le fiabe di Andersen inoltre tali elementi sono riscontrabili in Le Mille e una Notte, Robison Crosoe , Gulliver’s Travels.  Tale dimensione può essere percepita come una forma nostalgica per il passato preindustriale  così come può interpretare la fiorente letteratura per l’infanzia. Già nella prima metà del secolo lytton parla di metaphisical novel e propugna un romanzo  allegorico e d’attualità nello stesso tempo in grado di esaltare i caratteri ideali dell’umanità al di là delle minuzie della vita quotidiana.  Man mano il termine idealism viene associato in maniera sempre più rigorosa  al romance e contrapposto al realism del novel non senza alcune implicazioni idealogiche che spingeranno il romance tardo vittoriano alla propaganda imperiale.
Sia Stevenson (L’sola del tesoro (1881-1882): ambientato nel XVIII sec tratta del viaggio di un gruppo di Inglesi alla ricerca del tesoro dei pirati, sotterrato  in un’isola lontana a forma di drago) che Haggard (Le miniere di re Salomone- La donna immortale) partecipano attivamente al dibattito letterario degli anni Ottanta, schierandosi a favore del romance contro il presunto eccesso di analisi psicologica proposto da Henry James  e più in generali contro le degenerazioni del realismo (es naturalismo francese, pessimista e sovraccarico di monotoni dettagli realistici). Haggard e altri seguaci tardo vittoriani del roamnece come Lang vedono in Stevenson il successore di Walter Scott capace di riscattare il romanzo moderno. Come narratore Stevenson esplora la potenzialità del romance e ne esalta la complessità formale. Nel “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde” egli recupera la dimensione gotica attraverso il tema del doppio. Nell’ultima parte della sua vita trascorsa sull’isola di Samoa Stevenson si misura direttamente con il romanzo storico di Walter Scott in “the Master of Ballantrae” (1889). Qui in una nuova versione del motivo del doppio  il conflitto tra due nobili fratelli scozzesi che militano uno tra le truppe degli Hannover  l’altro tra i ribelli sostenitori della vecchia dinastia degli Stuart, viene filtrato attraverso il racconto di un testimone inattendibile e parziale  e dunque perde qualsiasi prospettiva storicamente oggettiva.
4.    Tra fiaba e gotico
Verso la metà del secolo sotto l’influsso della cultura tedesca un altro scrittore scozzese George MacDonald  comincia a pubblicare le sue storie fantastiche “Phantastes” che hanno una forte allegoria cristiana (il viaggio dell’eroe verso la maturità si compie attraverso una serie di prove).  In questo periodo appare anche Alice nel paese delle meraviglie di L. Carroll . 
In generale la favola vittoriana tende a trasportare l’attenzione nel presente procedendo a un’opera di rielaborazione della tradizione  dove il ruolo di molte scrittrici può essere legittimato da una funzione pedagogica ma non sempre è così poiché la favola vittoriana, in mano alle donne, non manca di sforare personaggi di bambine sovversive  e ribelli o di streghe inquietanti. Rilevante è la partecipazione femminile al genere gotico  sia pure come semplice forma di intrattenimento ma anche qui assistiamo allo smascheramento di alcuni stereotipi vittoriani.  In Lady Audley’s Secret di Braddon  si mette il lettore di fronte a un’eroina apparentemente angelica  ma nel profondo ferfida. Il genere del romanzo poliziesco viene  invece delineato in “La pietra lunare” di Collins.  Il più popolare autore di racconti orrifici rimane comunque l’irlandese  Le Fanu  soprattutto per i tre volumi di “In uno specchio oscuro”  dove l’autore si concentra sulla reazione di personaggi vittime  di creature demoniache, spettri, etc. Negli ultimi anni del secolo l’interesse per il gotico come genere narrativo ha un esponente di spicco in un altro irlandese , Bram stoker,  che in Dracula presenta l’esplosione del sovrannaturale e del magico nel mondo moderno.
5.    Utopia e romanzo dell’immaginario scientifico.
Durante gli anni cinquanta si hanno alcune importanti scoperte scientifiche che investono anche il romance, che avrà il compito anche di veicolarle. Una confutazione della teoria della selezione naturale si trova in “water Babies” di Kigsley dove le visioni darwiniane vengono riportate nell’ambito di una visione provvidenziale  (un povero spazzacamino dopo la sua morte viene trasformato in una creatura acquatica).  L’immaginario scientifico acquista più spessore nello scenario apocalittico di “After London” di Jefferies dove Londra è tornata a un passato preindustriale a causa di una meteora che ha sprofondato la città in un grande lago paludoso. Morris in “News from Nowhere”raffigura utopicamente una Londra-giardino lontana dall’ideologia industriale della lotta di classe , dedita solo a pacifiche attività rurali. I romanzi di Wells mescolano abilmente utopia e gotico  con attenzione alle tecnologie  e alle fantasie futuriste. I suoi romanzi s configurano come grandi favole darwiniane: al viaggiatore del tempo, che visita il futuro per verificare il fallimento della civiltà e di ogni speranza di progresso, si succedono altri testimoni dell’irruzione del meraviglioso e dell’alieno nella realtà quotidiana inglese, altri esploratori che si confrontano con i mostri partoriti dalla mentalità scientifica  o che approdano nella Londra del futuro, crogiolo di razze e di ceti  sociali differenti, aperta al dominio dei dittatori  che manipolano le masse servendosi della tecnologia.

  
4.  LA POESIA

1.    Caratteristiche della poesia vittoriana. Le voci rappresentative.

Molti poeti vittoriani ereditano la concezione romantica della poesia anche se se ne distaccano poiché credono che il potere spirituale non sia insito nella natura, come pensavano i romantici, ma sia totalmente al di là del mondo e che il divario tra l’uomo  Dio si allarghi sempre di più (ormai vi è la consapevolezza dell’effettiva assenza di Dio nelle vicende umane). Amstrong in un suo famoso saggio sottolinea la ricchezza tematica della poesia vittoriana volta non più a indagare l’interiorità  ma aperta alla scienza, alla teologia, alla filosofia, alla teoria del linguaggio, alla politica. Anche i numerosi riferimenti al passato vengono rivissuti alla luce di un presente inquietante (gotico moderno-Ruskin). Molti poeti aderiscono anche al circolo dei preraffaelliti  (es Morris) che rifiutano l’arte contaminata dalla Rivoluzione industriale. Il linguaggio poetico vittoriano non ebbe molta fortuna poiché dovette fare i conti con quella che Arnold chiamò “l’epoca profondamente impoetica” e con il peso schiacciante della tradizione romantica.  Alcuni poeti vittoriani, a proposito della loro ispirazione, come Tennyson, parlano ancora  di elementi fantastici altri invece insistono su una visione pedagogica tant’è che Arnold vede nella poesia un magister vitae.  A differenza del novel, e in parte del romance, la poesia vittoriana rivive in un’aura sublimata i travagli del mondo presente, dedicandosi alla sperimentazione metrica  mentre il poeta assume una natura oracolare, esibendo un bagaglio sapienziale da elargire a pochi adepti. Ecco perché il rapporto con la maggior parte del pubblico si dimostra spesso difficile: nel momento in cui il poeta indossa le vesti di profeta  egli rivendica di essere portatore di una verità che la mediocrità della sua epoca non può percepire (Browning – L’anello e il libro).  Se Arnold accentua una nota di pensoso e amaro pessimismo, Tennyson nel poema In Memoriam dedicato all’amico Hallam cerca di coinvolgere i lettori nel suo dolore attraverso una metrica più pacata. Inoltre egli coglie anche le implicazioni di una nuova visione scientifica della natura che,non più formata da un’impronta provvidenziale, si disintegra  nello spettacolo delle ere geologiche. La poesia vittoriana cerca spesso lo sviluppo di un intreccio narrativo ed è interessata alla qualità drammatica dell’azione teatrale. Anche il mondo scientifico diventa materia poetica (Tennyson per es compie un balzo nel futuro e assiste a prodigiose battaglie aeree in “Locksley Hall”).

Quanto più è lontano il Novecento, quanto più Tennyson incarna la volontà vittoriana di cercare, attraverso la perfezione dei versi e la variabilità dei contenuti, un equilibrio impossibile, un centro che si identifichi  nella stessa voce del poeta.
L’esotismo è un altro dei volti della poesia vittoriana  come appare evidente in Fitzgerald. Un’efficace risposta alla magniloquenza che talvolta si concede Tennyson o alla liricità accattivante di Fitzgerald , si manifesta negli anni Novanta  quando Kipling dà la sua personale visione dell’esperienza coloniale rivivendola attraverso l’eloquio impoetico dei tomaie, i soldati semplici che si fanno avanguardia e protezione dell’Impero britannico nella loro ingenuità di provinciali messi a contatto con la stravolgente esperienza dell’India.  Dall’Ulisse Tennysoniano al coro anonimo dei sodati kiplinghiani  sta tutto lo spazio occupato dalla molteplicità di espressioni poetiche  che approderanno negli anni  Novanta all’estetismo di Wild, al simbolismo del primo Yeats, all’ideologia popolare-imperiale di Kipling.

2.    Browning e il monologo drammatico.

La poetica di Robert Browning si rifà esplicitamente al monologo dei drammi elisabettiani che consente di indagare nella profonda psicologia di personaggi emblematici ( la sua capacità di rendere oggettivi personaggi e situazioni fu apprezzata molto da Eliot e dai modernisti). Ciò che ne deriva è però un forte senso di ambiguità e l’impossibilità di non poter dare risposte assolute (anche la percezione del reale risulta frammentaria e fortemente caratterizzata dalla precarietà). La pittura, la musica, la religione, divengono temi poetici che personificati attraverso determinati personaggi del passato  suggeriscono con un voluto effetto ironico la soggettività di un’identità essa stesa fittizia perché filtrata attraverso la soggettività del poeta e attraverso i modelli culturali dell’epoca. A ciò si aggiunge l’esplicita  dislocazione del poeta che sembra parlare dall’esterno sia per le sue idee democratiche poco gradite in patria sia per il suo travagliato matrimonio.  Egli vive in Italia e questa esperienza si traduce in un viaggio della memoria in “Asolando”. Che l’Italia e la sua storia fossero al centro dell’ispirazione di Browning  lo mostrano appunto i suoi monologhi drammatici come “My last Duchess” che parla di un ritratto rinascimentale alla corte degli estensi raffigurante una donna che sembra viva. Lo stesso metodo drammatico viene usato in “The ring and the book”  ambientato nella Roma papale di fine Seicento (un vero historical romance in versi).

3.    le poesie di Emily Bronte, Elisabeth Barrett Browning, Christina Rossetti

La sfera del femminile e uno dei principali soggetti della poesia vittoriana sia quando le donne vi appaiono come creature misteriose , sia come interlocutrici o talvolta antagoniste  del poeta nelle vicende amorose. Il modello prediletto dai vittoriani è “the angel in the house” di Patmore dove Hanoria diventa la perfetta lady , semplice, gentile e di nobili sentimenti. L’intenzione di molte poetesse dell’Ottocento è quello di conferire dignità a una donna che è anche un’artista. Le poesie di E.Bronte sono senza dubbio el più memorabili: nella loro apparente semplicità, esse sono essenziali, di una musicalità estrema e malinconica. Appartenendo per lo più al ciclo di Gondol(paese fantastico) queste poesie sono leggibili autonomamente e sono imperniate sulla visione panteistica della natura  oltre che a celebrare l’immaginazione e la morte. Se Emily incarna l’ideale estetico di una donna slegata da situazioni storiche diversa è la posizione di E.B.Browning  che rappresenta la condizione femminile contemporanea in tutte le sue valenze (in Casa Guidi Windows  afferma che anche le donne possono ricoprire un ruolo attivo nello svolgimento della storia, mentre in Sonnets from  the Portouguese rivela tutto il suo desiderio amoroso  e tutte le sue esperienze intime. Il progetto più ambizioso di Barrett è però Aurora Leigh in cui vengono narrate le vicende della poetessa Aurora che una volta rimasta orfana è condotta in Inghilterra ed è costretta a condurre una vita da sottomessa costretta a dedicarsi alla carriera del consorte. Inoltre viene presentata Marian, una donna simbolo della fallen woman che Arora porta con sé e accudisce. Se Barrett rivendica il diritto di formazione della donna attraverso la narrazione, Rossetti sceglie la strada del fantastico (Goblin Market- Il mercato dei folletti: la storia di due sorelle, laura e Lizzie, che vengono tentate dai folletti. Mentre Lizzie riesce a resistere alla tentazione, Laura cede ed assapora i frutti magici  ma il loro succo si rivela mortale: la giovane si ammala  e invecchia precocemente così Lizzie va in soccorso alla sorella recandosi al mercato dei folletti dove questi la cospargono  con  della polpa incantata che funzionerà come antidoto per liberare la sorella dal male. Il poema è caratterizzo dall’eccentricità del metro, estremamente variabile, colmo di ripetizioni, allitterazioni, artifici retorici ma il quadro apparentemente edenico si rivela essere invece percorso da immagini di aggressione, di violenza e di morte.

4.    Hopkins: Il poeta di fronte al suo Dio

Dopo aver studiato ad Oxford dove fu in contatto con la cerchia dei preraffaelliti, Hopkins si convertì al cattolicesimo  divenne membro della Compagnia di Gesù. Fu insegnante di greco a Dublino. Morì giovane a soli 45 anni. Estetista seppe sempre esaltare la sua vocazione religiosa (God’s Grandeur , che si carica comunque di ambiguità semantiche). Adotta lo sprung rhytm, secondo lui il più vicino al ritmo naturale del discorso. Fu anche autore di alcune opere diaristi che in cui è capace di ricreare il concreto paesaggio della natura. Dopo aver distrutto alcune sue composizioni esce allo scoperto con “ Il naufragio del Deutschland” che tratta di cinque suore esiliate in Germania e morte in mare molto criticato poiché secondo lui voluto dalla misericordia di Dio.

5.    Verso la “fin de siècle” : armonie e disarmonie.

Negli anni Novanta la coscienza della metropoli si frammenta ulteriormente in una miriade di impressioni soggettive.  Londra è per i decadenti una città peccaminosa, ovvero percorsa da una massa che ignora i poeti.  Parte della fine del secolo reagisce sia rivalutando l’esperienza romantica, posta in polemica contrapposizione al conformismo della borghesia vittoriana, sia ritornando ai temi della natura e alle fantasie della vita campestre (resuscitati con qualche vena ironica in Housman). Nei Wessex Poems di Hady l’autore dà voce alla mancanza di punti fermi della sua epoca a cui viene sostituita la frammentarietà dell’osservazione poetica  inoltre vi è la tendenza umana all’autodistruzione come dimostra  il poema epico “the Dynast” dedicato alle guerre napoleoniche. Il pessimismo di Hardy chiude il secolo che aveva assistito alla scomparsa di Dio ridimensionando lo stesso spettacolo della natura, ormai priva di significato trascendente, e neppure più depositaria di nuove verità scientifiche.  Decrepito come l’umanità il tordo (a cui è ispirata una delle sue poesie), è un cantore folle e sconclusionato a cui il poeta preclude  perfino la dignità di farsi interprete della disperazione. La disperazione sembra in realtà l’unico approdo per Wilde  mentre in Yeats è possibile la riscoperta del paesaggio irlandese che risponde all’esigenza di ritornare ad una cultura originaria.





V. LA PROSA

1.    Da Carlyle ad Arnold: il ruolo critico dell’intellettuale

La prosa saggistica che copre un ampio ventaglio espressivo è momento fondamentale per la letteratura vittoriana.  Ogni aspetto della realtà tende a divenire narrativa e a costituirsi come sequenza cronologica, meccanismo di cause e di effetti . Cruciale è l’atteggiamento dell’intellettuale vittoriano che sente la responsabilità di farsi interprete autorevole dei tempi, cerca di analizzare il turbolento dispiegarsi del tempo presente anche se sente forte la nostalgia dei tempi passati, quelli precedenti alla rivoluzione industriale. In questo periodo si era attuata la specializzazione dell’intellettuale. Il dibattito innescato attorno agli anni settanta tra arte e letteratura e istruzione scientifica è sintomatico del dispiegarsi di due culture diverse propagandate l’una da Arnold e  l’altra da Arnold.  Tuttavia l’impegno critico dell’intellettuale vittoriano non può deludere la sfida lanciata nella prima metà del secolo da Carlyle  nella sua incessante polemica contro l’inaridimento spirituale prodotto dalle macchine ma alla fine abbandona definitivamente ogni speranza di democratizzazione a causa dell’imbarbarimento delle masse. Il suo stile è aspro, lampeggiante e apocalittico. John Stuart Mill usa invece strategie verbali più pacate quando si tratta di rivendicare i diritti fondamentali dell’indivisio (on Liberty). Egli riserva le sue note più dolenti alla Autobiography in cui viene recriminata la sua severa educazione colma di slanci utilitaristici e soffocatrice di ogni sentimento. Grazie alla poesia di Wordswoth l’autore si salverà dalla sua incombente depressione e raggiungerà una visione più equanime e generosa del mondo. La storia dell’Inghilterra di Macaulay tende invece a proporsi come percorsi di una nazione destinata, fin dai tempi di Elisabetta, alla gloria. Meno ottimista è l’approccio al presente di Arnold che nel suo saggio “Culture and Anarchy” difende gli ideali di un’alta visione educativa capace di salvaguardare i nobili principi della tradizione umanistica da una borghesia ottusa e materialista, dagli aristocratici eredi di una cultura esteriore e dal proletariato indisciplinato e iconoclasta.

2 La prosa scientifica

Al conservatorismo illuminato di Arnold risponde un nuovo sapere scientifico propugnato da Huxley, divulgatore delle teorie darwiniane  che propone la supremazia delle scienze naturali contro teologia e filosofia e che sostiene, differenza di Arnold, che i valori letterari risiedano nella letteratura inglese, francese e tedesca mentre disprezza latino e greco. In generale la prosa scientifica punta alla chiarezza facendosi carico di coinvolgere sempre di più il pubblico fino ad inculcargli qualche conoscenza o qualche verità. Il linguaggio scientifico si diversifica ma si carica anche di implicazioni ideologiche via via che esso diventa funzionale ai progetti imperiali  della madrepatria così ad es Murchison (Silurian System)  studia la conformazione geologica della terra come prova dell’antichità dell’Inghilterra e quindi della sua supremazia sulle altre nazioni  oppure i suoi studi antropologici dimostrano l’effettiva superiorità della razza bianca.

3 Viaggiatori e viaggiatrici imperiali

Numerose sono le testimonianze scritte di viaggiatori e viaggiatrici in epoca vittoriana che si spingono fino ai confini dell’Impero, e oltre.  La figura più emblematica del viaggiatore vittoriano è quella di Richard Burton  che oltre a essere uno studioso poliglotta orientalista è anche uno spregiudicato avventuriero, un personaggio esuberante e anticonformista ricordo spesso per aver tradotto le mille e una notte negli anni Ottanta. Assai più assimilabile all’ideologia imperale è Stanley  che acquista fama rintracciando all’interno dell’Africa il missionario scozzese Livingstone. Egli si rappresenta nelle sue opere come un narratore robusto  e valoroso, condivide sofferenze e successi con il suo affettuoso lettore. Assai più ironico  e autocritico è il racconto di numerose avventuriere che pongono l’accento soprattutto sulla propria alterità di donne quando l’impresa non è compiuta al fianco di un uomo. Accanto a Isabelle Bird che viaggia instancabile dall’Asia all’America e a Amelia Edwards affascinata dalle meraviglie dell’Egitto va ricordata Mary Kingsley, nipote di Clarles Kingsley. A questa autrice si deve il semplice resoconto di viaggi compiuti nella zona centrale dell’Africa occidentale. Esso vuole essere una rivendicazione del diritto delle donne a intromettersi nell’indagine naturalistica e nel dibattito coloniale.

4.    L’autobiografia

 L’epoca vittoriana è un periodo di forte indagine interiore che viene portata a conoscenza del pubblico attraverso delle autobiografie. Le autobiografie vittoriane rispondono a uno schema ricorrente: si parte dal momento decisivo della formazione giovanile e si segue il percorso che culmina nell’impegno e nel successo nell’ambito della comunità , a condizione di superare prove più o meno terribili o dolorose. Abbiamo già notato qualche autobiografia nell’ambito nei romanzieri (Trollope) o dei filosofi (Mill). Talvolta l’autobiografia può rispondere a un preciso intento di autodifesa che è anche confessione pubblica delle proprie scelte. Spesso nell’autobiografia si insinua la presenza della malattia e della morte. Movimentate e a tratti polemiche sono le autobiografie di artisti come Ruskin in cui prevale la storia dell’educazione artistica e della formazione critica  ma non manca la presenza di figure femminili eccitanti  o la cronaca di viaggi memorabili o l’esaltazione della bellezza artistica come fonte di piacere e di purificazione spirituale. Le confessioni di Moore mescolano infine giudizi letterari e la ricostruzione del proprio percorso di artista anticonformista e francofilo.

5.    La riflessione estetica

Attorno alla metà del XIX secolo  la riflessione dell’arte si accentua in funzione anti industriale e antiutilitaristica arrivando alla definizione “art for art’s sake” (l’arte per l’arte). Non a caso Ruskin attribuisce un ruolo di primaria importanza   all’estetica (e dunque alla cultura basata sulla percezione visiva). Pater condivide molti aspetti del materialismo vittoriano, promosso da Ruskin, ma situa nel Rinascimento il luogo  di un’armonia spirituale che può indicare la strada di una nuova modernità  dove arte e vita diventano una sola entità. L’impressionismo pateriano  che si esprime anche nella convinzione che tutta l’arte aspira alla condizione della musica, è momento essenziale di una nuova sensibilità estetica. In Wilde  si intrecciano sia le ispirazioni a un ideale riscatto  attraverso l’arte dell’individuo asservito alla macchina sia le dichiarazioni della piena autonomia non solo dell’artista ma anche del critico. L’arte diventa momento supremo dell’esperienza umana , nuova religione che si incarna nell’artista dandy.

6.    Mutuazioni letterarie. Gli anni Novanta

L’ultimo decennio dell’Ottocento immerso in un’atmosfera inquietante e apocalittica per il timore della fine del mondo non riconosce più le caratteristiche e i valori del regno della regina Vittoria. Tale periodo è animato da tensioni politiche e sociali: il fallito tentativo di Gladstone di dare l’indipendenza all’Irlanda, la lotta per l’emancipazione femminile,  la questione sociale  ingigantita dalla paura di attentati anarchici che agitavano l’Europa. Da una parte troviamo l’artista decadente con il suo motto l’arte per l’arte dall’altro lato la cultura di massa promossa dai quotidiani e dalle riviste popolari.  Il 1895 viene visto dalla critica novecentesca come uno spartiacque che separa la fase più trasgressiva degli anni Novanta dal quinquennio successivo. Il panorama letterario inglese è scosso dall’internazionalizzazione del romanzo inglese. Nel frattempo le traduzioni dei grandi romanzieri russi e l’ammirazione incondizionata per l’arte francese modificano sostanzialmente tecniche e linguaggi narrativi. Ormai il romanziere che scrive in Inghilterra dialoga con un pubblico fortemente differenziato.  Nello stesso periodo si sviluppa anche una vigorosa corrente narrativa  che esplora la condizione dell’Inghilterra in una prospettiva realistica e che ribadisce la necessità per il romanziere di rimanere all’interno dell’esperienza inglese (autori edoardiani). A due autori come Benett e Sinjohn, entrambi sostenitori dell’arte del romanzo si contrappone Wells il quale rifiuta tale principio dedicandosi invece ala stesura di alcune opere di attualità. Negli annni Novanta assistiamo anche all’affermazione  di alcune scrittrici come Grand e Egerton. Al di là di questa fervida scena narrativa si colloca quello che si può già definire il bestseller, in cui si mescolano spunti di attualità, un sensazionalismo corretto moralisticamente e contenuti volti a un pubblico mediobasso (es Conrad)


5.    IL TEATRO

La cultura degli anni Novanta tende in ogni caso alla spettacolarizzazione quindi il teatro diventa lo strumento espressivo più importante in quanto è forse l’unico mezzo in grado di restituire un minimo di compattezza a un pubblico orami irrimediabilmente diviso. In realtà il recupero del teatro non riguarda soltanto l’Inghilterra ma anche la cultura celtica irlandese (Yeats insieme ad altri intellettuali irlandesi tra cui Lady Gregory e George Moore fonderà nel 1899 l’Irish Litterary Theatre che pur confermando l’uso della lingua inglese, intende recuperare la ricca tradizione folk delle campagne irlandesi. Nell’ultima parte del secolo si afferma un genere tutto inglese di operetta che trova la sua massima espressione in Gibert e Arthur Sullivan. Intanto acquista importanza sociale la figura dell’attore fino ad allora sostanzialmente emarginata. Si riscoprono le opere di Shakespeare, ormai assurto a nume tutelare della nazione britannica. I dominatori della scena inglese di fine secolo furono Henry Arthur Jones  e Arthur Wing Pinero, abilissimi artigiani del teatro e artefici  del cosiddetto “society drama”  ambientato nell’alta società. A questa appartiene superficialmente anche Wilde che adopera un impianto fondamentalmente ottocentesco ma lo trasforma attraverso il dialogo  che si muove tra ironia ed elementi grotteschi. Il linguaggio dei suoi personaggi è finzione e pura forma senza contenuti etici. Denaro, amore, rispettabilità sociale si traducono in forme vuote seppure eleganti  adoptate da un mondo spregiudicato pronto ad adattarsi ad ogni circostanza.

1.    Shaw


Il contributo più innovativo in ambito teatrale è fornito da Bernard Shaw, di origine irlandese ,critico musicale amante di Wagner e appassionato seguace del teatro naturalistico di Ibsen.  Debutta nel 1892 con “Widower’s Houses” dove attacca l’ipocrisia dei benpensanti (infatti il contrasto tra due innamorati si risolve con la speculazione finanziaria da compiere di comune accordo sulle case fatiscenti affittate ai poveri).  Ancora più trasgressivo è “La professione della signora Warren”, una tenutaria di bordelli, dove vi è il conflitto tra morale pubblica e morale privata. E’ importante sottolineare il carattere polemico del teatro di Shaw  spesso aggredendo gli stessi lettori. Nel teatro inglese della fine dell’Ottocento il suo linguaggio teatrale costituisce una voce indiscutibilmente rivoluzionaria e capace di paradossalità. Il settore progressista del pubblico edoardiano era l’interlocutore privilegiato del rivoluzionario Shaw. Con la Prima Guerra Mondiale la forza della sua invenzione teatrale venne meno.dal dopoguera in poi Shaw ripiegò su vicende ambientate in un lontano passato o in un ipotetico futuro che gli consentivano di agitare sulla scena i suoi polemici intenti senza dover  fare i conti con il presente. Con la fine della guerra Shaw si ritrovò senza punti di riferimento: della paradossale originalità restò soprattutto e forse soltanto la sua eccentricità.